Il professore Luca Nivarra e l’avvocato Fabrizio Morabito tornano liberi. Il gip Nicola Aiello ha sostituito la misura cautelare degli arresti domiciliari con divieto di esercitare il ruolo di amministratore giudiziario per un anno per i due indagati di peculato. Nivarra è coinvolto nell’inchiesta che ha portato al rinvio a giudizio per Silvana Saguto, l’ex presidente della sezione Misure di prevenzione. Per Aiello, dopo il sequestro dei documenti e file, è venuta meno la possibilità di reiterare il reato da parte degli indagati – entrambi ex amministratori dei beni della fondazione Sapuppo – e si attenua, con la nuova misura, la possibilità di inquinamento probatorio.

Restano invece gli indizi a carico degli indagati. Secondo i magistrati, Nivarra e Morabito, che hanno gestito in periodi diversi il patrimonio immobiliare di Baldassarre Sapuppo, morto nel 2004, si sarebbero appropriati di circa 325mila euro non versando nel conto corrente della fondazione Sapuppo (a cui l’ex proprietario aveva destinato i suoi averi) i canoni d’affido degli immobili del patrimonio. Di questo ammanco si sono accorti i parenti di Sapuppo che hanno intrapreso una battaglia legale per rivendicare la titolarità del patrimonio ereditario. Il tribunale civile ha dato poi ragione ai parenti nel 2014 e il consulente tecnico dei ricorrenti ha scoperto che mancavano 325mila euro di affitti all’appello. Gli indagati si sono difesi dicendo che gli ammanchi derivavano dalla morosità degli affittuari. A casa di Morabito, che aveva restituito parte delle somme degli affitti, sono stati trovati seimila euro in contanti. L’indagato, durante l’interrogatorio di garanzia, ha detto che erano contenuti in due buste con i nomi dei figli e che si trattava di denaro donato dai parenti dalla caduta del primo dentino da latte dei bambini fino all’ultimo compleanno.

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