Mandato d’arresto ritirato. In concomitanza con l’inizio della campagna elettorale per il voto del 21 dicembre, buona notizia per l’ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont e per i suoi quattro ministri che si trovano con lui in Belgio. Secondo quanto riportato dal quotidiano El Pais, infatti, il giudice Pablo Llarena del Tribunale Supremo spagnolo ha deciso di ritirato il mandato d’arresto nei confronti dei cinque. La decisione verrà ora comunicata alle autorità belghe, come confermato da fonti della Corte. A detta del giudice il mandato d’arresto emesso dalla giudice Carmen Lamela dell’Audienca Nacional dovrebbe essere ritirato perché si sta indagando “su un reato di natura plurioggettiva dotato di un’unità giuridica inseparabile”, che richiede una risposta unica per evitare di cadere in contraddizione. Vale a dire, ha spiegato il giudice, dopo l’emissione dei mandati d’arresto “è stato definito che i fatti avrebbero potuto essere perpetrati attraverso l’accordo di tutti gli indagati con un’unità giuridica inseparabile”. Secondo La Vanguardia e El Pais, tuttavia, il mandato d’arresto Spagnolo nei confronti di Puigdemont e i quattro ex ministri resta in vigore: la decisione annunciata questa mattina riguarda quindi solo i mandati d’arresto europei emessi nei confronti dei cinque. Neanche 24 ore prima, lo stesso giudice aveva fatto una scelta diametralmente opposta, negando la libertà condizionale all’ex vicepresidente Junqueras, accusato di ‘ribellione’ dopo la proclamazione della ‘repubblica’ catalana il 27 ottobre, con altri sette membri del Govern e i leader indipendentisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart.

Llarena ha liberato invece sei ministri con una cauzione di 100mila euro ciascuno. Per Junqueras, l’ex ministro degli Interni Joaquim Forn e i leader indipendentisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, ha confermato l’arresto per “il rischio di reiterazione del reato”. Per Llarena le loro azioni sono state “direttamente vincolate con un’esplosione di violenza” durante il processo indipendentista. Una tesi contestata dal fronte secessionista e da oltre 100 costituzionalisti spagnoli, che sottolineano come tutte le manifestazioni indipendentiste siano state sempre pacifiche. Per il capogruppo di Erc, il partito di Junqueras, Joan Tardà, il rifiuto di liberare tutti i “detenuti politici” è una “vendetta” dello Stato spagnolo. Per la segretaria Marta Rovira, Madrid “vuole vincere senza avversari”, impedendo al leader del primo partito catalano di fare campagna. Migliaia di persone sono scese in piazza ieri sera davanti ai municipi delle città catalane per denunciare la mancata liberazione degli ultimi 4 detenuti. Secondo un sondaggio Cis, gli indipendentisti con 66-67 seggi su 135 nel Parlament potrebbero perdere l’attuale maggioranza assoluta. Erc arriverebbe primo con 32 seggi, di poco davanti agli ‘unionisti’ di Ciutadanos (Cs) con 61-62, e alla lista di Puigdemont (JxCAT). I tre partiti ‘spagnoli’ (Cs, Psc e Pp) si fermerebbero a 60 deputati e Podemos a 9 sarebbe l’ago della bilancia fra i due fronti. Venerdì però un altro sondaggio dava la maggioranza assoluta ai secessionisti e una chiara vittoria a Erc davanti a JxCAT, Cs e Psc.

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