“Da una settimana a questa parte mi sto svegliando tutti i giorni alle 8:27, che per me è come svegliarmi alle 4 del mattino, visto che vado a letto tardi. Sono sette giorni che quell’orario mi sta ossessionando, l’attesa per l’uscita del mio nuovo disco non la sto vivendo benissimo”. È facilmente intuibile il motivo per cui, per il suo secondo album da solista, Giancarlo Barbati in arte Giancane, membro della formazione romana Il Muro del Canto, abbia scelto proprio Ansia e Disagio. Del resto, ansia e disagio possono garantire che uno lavori duro, ma non che si stia lavorando a qualcosa che ne valga davvero la pena. Non è il suo caso, anzi. Tutto il contrario.

Ad attirare di questo disco è prima di tutto la copertina e il packaging: una riproduzione della Settimana Enigmistica, con il booklet che contiene 11 giochi, uno per ciascun brano, ispirati alla rivista che vanta il più alto numero di imitazioni e dedicati appunto all’ansia e al disagio. “L’ho concepito come una raccolta di giochi e di situazioni che ci sono capitate in due anni e mezzo durante i quali abbiamo girato parecchio – afferma Giancane  All’interno trovi vari giochi di diversi  illustratori. Volevo intendere questo disco come un gioco vario. Poi, certo, le canzoni sono omogenee, anche se musicalmente sono abbastanza varie…”.

Con sonorità elettroniche che richiamano gli amati/odiati Anni 80, mischiate al suo folk neomelodico,  “mi piace come concetto – afferma – e poi, di fondo, il mio è davvero un disco country-folk, con le melodie che ogni tanto mi ricordano i neomelodici napoletani”, la scrittura di Giancane è intelligente, pungente, sarcastica.  E ironica, proprio come il suo tentativo disperato di ricercare una differente declinazione di questi deludenti anni Duemila.

Le canzoni di punta: 2 Volte 6, che l’autore definisce “una ballata d’amore sentita”, ma che musicalmente è una via di mezzo tra Max Pezzali (per come la interpreta) e Vasco Rossi. Il ritornello infatti fa il verso a Siamo solo noi del Blasco. Limone è un pezzo in stile Thegiornalisti, band che si rifà alle sonorità anni 80, eppure Giancane critica aspramente quegli anni –  “con gli anni Ottanta avete rotto il cazzo…”  –, poi però attinge anch’egli da quell’epoca. Urge una spiegazione. “Volevo raccontare il lato meno di paillettes e lustrini di quel periodo. È bello ricordarsi le cose positive, ma penso che vadano ricordate anche le cose negative. Soprattutto oggi che c’è un ritorno di certe droghe e malattie. È vero, è un pezzo che scimmiotta i Thegiornalisti, ma non in senso offensivo, bensì solo a livello concettuale”.

In Adotta un Fascista, Giancane duetta con Lucio Leoni (altro cantautore romano che si sta facendo strada), grazie a Kabuhm, un format nato sul web, dove due artisti vengono chiusi in una stanza per 90 minuti e partendo da un titolo, scrivono assieme un pezzo che tratta un tema spinoso, in questo caso è quello dell’adozione di bambini da parte delle coppie gay. Odio i bambini è il pezzo geniale del disco, il titolo della canzone però è fuorviante: Giancane, infatti, i bambini li ama, odia invece i genitori stronzi che li educano in un certo modo, o non li educano affatto. Ultima traccia del disco è L’Amour Toujours, che – spiega Giancane “nasce da una ricerca antropologica realizzata in due anni e mezzo di tour. Durante i nostri live proponiamo un pezzo di altri artisti pop (Tiziano Ferro, Elisa, Laura Pausini…) ed è poi il pubblico a scegliere tramite l’applausometro. Ebbene, dalla Val d’Aosta alla Sicilia vince sempre Gigi D’Agostino e questo è il nostro modo di riverirlo”. Chiude l’album una ghost track, una cover che, siamo sicuri, vi sorprenderà.

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