La deputata Giulia Di Vita, attualmente imputata al processo sulle firme false, è pronta a rientrare nel Movimento 5 Stelle. “Essendo terminata la sospensione cautelare dal M5S che mi era stata assegnata il primo giugno dal Collegio dei Probiviri, ho avviato le procedure per rientrare nel gruppo parlamentare”, dice la parlamentare imputata insieme ad altre 13 persone per le firme false raccolte alle amministrative del 2012 a Palermo. Di Vita, Riccardo Nuti e Claudia Mannino erano stati sospesi dal Movimento un anno fa de imperio dal comitato dei probiviri, dopo che si erano avvalsi della facoltà di non rispondere nel primo interrogatorio, rifiutando anche di lasciare agli inquirenti un campione della propria calligrafia. Poi nell’aprile del 2017 i tre si erano anche autosospesi dal gruppo parlamentare del M5s, passando al gruppo Misto.

Scaduta la sospensione cautelare, quindi, Di Vita sta provando a tornare nel M5s. “Mi pare coerente e dignitoso – dice – poter concludere il mio mandato nelle fila del gruppo con cui sono stata eletta e per cui da 5 anni lavoro per il bene del Paese continuo la mia attività seguendo i principi originari del M5s. Ho continuato la rendicontazione delle spese e la restituzione al fondo per il microcredito anche dal gruppo Misto. Non serve una etichetta per aderire a un progetto rivoluzionario di cambiamento della politica. Basta crederci“. In realtà, formalmente, la deputata sarebbe già tornata nei ranghi del M5s. La sospensione cautelare per le indagini in corso, in teoria, non è rinnovabile: essendo scaduta Di Vita è già tornata a essere un’esponente del M5s. Anche perché il codice di condotta firmato dai pentastellati prevede l’espulsione solo in caso di condanna in primo grado: nel suo caso il processo è in corso. Diverso il rientro nel gruppo parlamentare che dovrà comunque passare da una votazione interna.

 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

“Riguardo la facoltà di non rispondere sottolineo che io ero stata tra le prime ad essere sentita dai pm già nel novembre 2016, in seguito ho preferito posticipare il secondo interrogatorio al termine delle indagini, quando ho anche fornito ovviamente il mio saggio grafico. Specifico inoltre che dalla perizia calligrafica condotta dai periti della procura di Palermo non risultano corrispondenze con la mia grafia. La sospensione, che mi era stata comminata dal collegio dei probiviri del M5S, è stata di 6 mesi, ovvero dal 28 novembre 2016 al 28 maggio 2017. Il giorno seguente ho quindi preso atto del termine della sospensione e avviato le procedure per rientrare nel gruppo parlamentare. Tuttavia giorno 1 Giugno 2017 mi è stata comunicata una seconda sospensione, in via cautelare. La motivazione stavolta era la richiesta di rinvio a giudizio da parte dei pm, quindi, a ben guardare, nessuna condotta posta in essere da me.

Inoltre, lo statuto del gruppo parlamentare M5S Camera non prevede alcuna votazione per l’ammissione al gruppo stesso di un parlamentare. La fine della mia sospensione dal M5S, così come per Riccardo Nuti e Claudia Mannino, va a sanare anche una situazione di disomogeneità venutasi a creare dal momento che altri colleghi portavoce, coinvolti in casi analoghi se non identici, continuano a svolgere pienamente il loro ruolo, senza essere dovuti passare al gruppo Misto, e ricevendo anche incarichi interni al M5S. Questa storia delle firme false è servita a fare un bel po’ di sciacallaggio contro il m5s, adesso finalmente c’è ben poco da dire, il processo è avviato e presto verrà dimostrata definitivamente la nostra estraneità ai fatti, rinunceremo anche alla prescrizione se sarà il caso ma confidiamo in un giudizio celere”.

Giulia Di Vita

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