Hanno dichiarato di vivere nelle zone colpite del terremoto per incassare i contributi previsti. Sale a oltre duecento il numero degli indagati dalla Procura di Rieti, con l’ipotesi di reato di truffa e falso, nell’ambito dell’inchiesta riguardante l‘erogazione del contributo di autonoma sistemazione (Cas) nei comuni del cratere sismico reatino. Ad averne diritto dovevano essere solo coloro che avevano perso davvero un tetto in seguito alle scosse che hanno martoriato il Centro Italia, invece, dichiarando il falso, e cioè di dimorare abitualmente in quelle zone, in molti hanno ottenuto e incassato indebitamente i soldi: tra i 400 e i 1.100 euro al mese.

La prima fase dell’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Giuseppe Saieva, a settembre aveva portato alla denuncia dei primi 120 furbetti che avevano dichiarato di risiedere abitualmente ad Amatrice e nelle sue frazioni, con tanto di residenza fissata e confermata anche quando il terremoto aveva reso inaccessibili i dati anagrafici conservati in Municipio. A questi, si è appreso oggi da fonti giudiziarie, se ne sono aggiunti altri 94, scovati in altri tre centri del Reatino segnati dal terremoto: Leonessa, Cittareale e Accumoli.

I carabinieri ne hanno identificati e segnalati all’autorità giudiziaria, con l’aiuto dei comuni, 50 ad Accumoli, il paese epicentro del sisma del 24 agosto dello scorso anno, 40 a Leonessa e 4 a Cittareale. Le indagini hanno consentito di accertare che molti di questi avevano dichiarato di risiedere e dimorare abitualmente nei comuni oggetto dei controlli, ma incrociando quanto avevano autocertificato con testimonianze e consumi delle utenze si è palesato che la loro presenza in quelle zone era limitata solo ad alcune settimane nel periodo estivo.

Si tratta, per lo più, di persone che dimorano abitualmente nella Capitale e sono proprietarie di seconde case nei comuni del Reatino colpiti dal terremoto che per svariati motivi, quasi sempre legati ad agevolazioni fiscali, avevano però fissato lì la loro residenza. Gli accertamenti erano partiti da Amatrice, dove, trovandosi senza i dati ufficiali dell’anagrafe, i funzionari comunali avevano chiesto ai presunti residenti di provare, fornendo ad esempio le bollette delle utenze, che quella era davvero lo loro dimora abituale. Per quanto riguarda l’inchiesta di Amatrice, la Procura ha già notificato ai primi 42 indagati un avviso di conclusione delle indagini, mentre altri 68 lo riceveranno a breve. Nei soli comuni del cratere sismico reatino le richieste per l’erogazione del contributo per l’autonoma sistemazione (Cas) sono state 2025. Le domande andavano presentate direttamente ai comuni e gli stessi avevano il compito di controllare la veridicità delle autocertificazioni presentate dai cittadini. Accertamenti, spiega la Protezione civile sul suo sito, che vanno ripetuti con “cadenza periodica” e sono “finalizzati alla verifica del permanere dei requisiti necessari per la concessione del Cas”.

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