Alle macchine il posto di lavoro che prima era degli uomini. Non è fantascienza, ma qualcosa che potrà avvenire nei prossimi anni. Gli italiani ne sono sempre più consapevoli e ne hanno paura. La robotizzazione delle imprese, infatti, rappresenta un pericolo per il 65 per cento degli italiani, mentre il 41 per cento di loro teme di poter essere sostituito da un computer o un robot nei prossimi 20 anni. Il 74 per cento pensa però che l’innovazione ambientale possa creare nuova occupazione e il 77 per cento ritiene prioritario per l’Italia investire in formazione e riqualificazione professionale. Questi alcuni dei risultati della ricerca Lorien Consulting, presentata da Legambiente nel corso della seconda giornata del X Forum ‘Qualenergia?’ che indaga su cosa pensano gli italiani dello sviluppo tecnologico e delle strategie per far crescere occupazione ed economia sostenibile. “Il cambiamento non può essere fermato e l’automazione non è in sé nemica dell’occupazione”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Lorien Consulting Antonio Valente, secondo cui sapere prevedere le conseguenze nel breve termine della tecnologia “rappresenta già un punto di vantaggio”.

LA PAURA DELL’AUTOMAZIONE – La ricerca evidenzia, infatti, una certa preoccupazione: “Se l’innovazione tecnologica e lo sviluppo della robotica rappresentano un traguardo spesso auspicabile per una maggiore sostenibilità delle imprese, il 65% del campione intervistato – rileva il sondaggio – ritiene che l’automazione e i robot saranno in grado, nel breve termine, di sostituire molte figure professionali e mansioni, determinando un significativo calo dei posti di lavoro”. Solo il 43 per cento crede che la diminuzione dei posti di lavoro sarà compensata da altre attività lavorative (36% da servizi da persona a persona, 19% da lavori ad alto contenuto creativo, 16% da progettazione e realizzazione di robot, 7% da mansioni poco specializzate). Insomma, più della metà degli italiani (il 54 per cento) prevede fino a un milione di posti di lavoro in meno nel 2030. Dal sondaggio emerge che solo l’11% del campione ha un atteggiamento positivo verso l’ipotesi automazione mentre il 53% è preoccupato, arrabbiato o spaventato. E se il 41 per cento ritiene di poter essere sostituito nel proprio ruolo da computer e robot nei prossimi venti anni, per il 29% questa possibilità arriverà anche prima, ossia tra una decina d’anni, mentre il 24% crede che ciò possa avvenire nei prossimi cinque anni. Per questo il 77 per cento ritiene prioritario per l’Italia investire in formazione e riqualificazione professionale, soprattutto nei campi più innovativi, piuttosto che ipotizzare altre forme di aiuto come sussidi o altre forme di welfare, mentre oltre il 54% degli intervistati sarebbe d’accordo con l’ipotesi di tassare il lavoro dei robot come il lavoro operaio.

L’INNOVAZIONE AMBIENTALE – Posti di fronte alla scelta tra salvaguardia dell’occupazione o ambiente, gli italiani si dividono a metà, eppure il 74% degli intervistati ritiene che l’innovazione ambientale possa creare nuovi posti ‘green’ compensando quelli persi in altri settori. “L’innovazione tecnologica in campo ambientale e nei settori green rappresenta la risposta migliore alle preoccupazioni degli italiani”, ha dichiarato la presidente di Legambiente Rossella Muroni. Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Symbola – ha ricordato Legambiente – alla Green economy si devono già 2 milioni e 972mila posti di lavoro in Italia con un trend in forte crescita per il futuro. Tra gli atteggiamenti generali in tema di priorità ambientali, economia circolare e inquinamento, dal sondaggio emerge l’interesse dei cittadini per la salvaguardia dell’ambiente: il 45% del campione intervistato ritiene la gestione più efficiente dei rifiuti il più urgente intervento che l’Italia dovrebbe approntare in tema di politiche ambientali e lotta ai cambiamenti climatici. Il 36% ritiene che si debba intervenire prioritariamente per ridurre le emissioni industriali, mentre il 43% è interessato a interventi sulla mobilità auspicando una riduzione del traffico veicolare e del trasporto su gomma (25%) e l’aumento di forme di mobilità sostenibile (18%). Dal punto di vista economico e imprenditoriale, il 79% degli intervistati crede che raccogliere correttamente e riciclare i rifiuti sia un vantaggio sia per l’ambiente che per l’economia e l’88% pensa che l’economia circolare possa rappresentare un vantaggio per il nostro Paese.

Articolo Precedente

Ilva, Calenda: “Enti locali vogliono che chiuda? Lo dicano. Il negoziato si ferma”. Sindacati contro Emiliano: “È infantile”

next
Articolo Successivo

Lavoro, Istat: “A ottobre disoccupazione stabile a 11,1%. Quella giovanile cala al 34,7%, il minimo da giugno 2012”

next