Come Valeria Solesin studiano il rapporto tra le donne e il mondo del lavoro, dalle discriminazioni alla maternità. Come Valeria Solesin lottano perché le loro ricerche siano riconosciute e trovino spazio nel dibattito italiano. Tremava la voce ai dieci vincitori della prima edizione del premio intitolato alla ricercatrice veneziana che, nel 2015, ha perso la vita nella strage di Parigi. Un’emozione di rito che si porta dietro però anche le difficoltà di chi si occupa di un tema troppo spesso dimenticato o declassato tra i meno urgenti. In piedi nella sala del Palazzo Reale di Milano, i dieci vincitori (nove donne e un uomo) hanno ricevuto le borse di studio dell’iniziativa promossa da Allianz Global Assistance e il Forum della meritocrazia. In prima fila a osservare la sfilza di menti testarde scelte per continuare sulla strada che avrebbe voluto percorrere la Solesin, la mamma Luciana Milani: “E’ così che si ricorda una ricercatrice, la ricerca dovrebbe essere ciò che fa andare avanti la società”. Poche parole a cui ha voluto associare un appello speciale: “Io vorrei che fosse istituita una giornata europea per ricordare le vittime di terrorismo”. Il progetto di premiare chi ha scelto di dedicare la sua tesi di laurea al talento femminile e al ruolo che può svolgere nello sviluppo economico del Paese è nato poco meno di un anno fa con l’obiettivo di diventare un appuntamento annuale con un occhio particolare al dialogo tra aziende, mondo accademico e politico. Tanto che i saluti iniziali sono spettati alla vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta: “Ci tengo”, ha detto in un video-messaggio, “a ribadire l’importanza di questa iniziativa, sia per ricordare Valeria sia per aiutare le ragazze di questo Paese”.

La Solesin era una ricercatrice in demografia alla Sorbona di Parigi. E c’è tanto di lei in questa iniziativa, del suo spirito appassionato di cui tutti hanno potuto avere un assaggio nel suo articolo “Allez les filles au travail”. “E’ così che si ricorda una ricercatrice”, ha esordito appunto la mamma. Che però ha voluto anche ricordare come Valeria fosse una “ragazza normale” che avrebbe avuto come prima preoccupazione quella di pensare a portare questo tipo di sensibilità tra le gente comune e non solo lasciare il dibattito nel chiuso delle stanze accademiche. “Valeria era una ragazza normale”, ha spiegato, “semplice e combattiva. Per molti aspetti era anche molto lontana da questa immagine di studiosa perfetta. Certo era molto determinata. Quando aveva 16 anni aveva già deciso di iscriversi a sociologia. Direi anzi che era una sociologa dalla nascita: aveva questo carattere investigatore, faceva domande, molto precise e a cui spesso era difficile dare risposte”. La mamma di Valeria Solesin ha quindi parlato dell’importanza di agire sul piano del quotidiano: “La meritocrazia è una cosa molto importante. Penso che la società nel suo complesso dovrebbe dare una risposta alla grande massa. La meritocrazia vuol dire valorizzazione dei meriti, ma anche di chi non arriva ai dottorati. C’è tanto da fare sul piano della normalità”. La mamma di Valeria ha quindi fatto un appello perché ci sia una giornata europea per ricordare le vittime di terrorismo: “In quelle tragiche circostanze mi ha colpito l’incapacità dell’Europa di piangere le sue vittime. Ho cercato di sensibilizzare su questo punto e per questo io propongo che l’Europa istituisca un giorno di commemorazione”. In Italia, come ricordato da Milani, esiste già ma è legato alle vittime del terrorismo degli anni ’70. ” Sarebbe importante”, ha continuato, “avere un’Europa empatica con le sue vittime. Perché è stato colpito un modello di vita che io definisco europeo”.

Sono dieci i ricercatori che sono stati premiati: Salvatore Lattanzio, Carola Ghio, Carolina Gerli, Arianna Comizzoli, Federica Piccinini, Silvia Scalzotto, Silvia Macciò, Viola Fornasari, Elisa Chieregato, Federica Masciotra. Tra le ideatrici e organizzatrici del premio c’è Paola Corna Pellegrini, Ceo di Allianz Global Assistance: “Sono arrivate 47 tesi da tutta Italia. E’ stata un’avventura condivisa con persone di grande talento, come di talento sono i ricercatori premiati. Abbiamo messo insieme mondo accademico e aziende per un obiettivo comune”. Presenti in sala anche alcuni rappresentanti del comitato scientifico, guidato dalla professoressa dell’Università degli Studi di Milano Renata Semenza: “Abbiamo ricevuto”, ha dichiarato, “molti lavori provenienti da università del nord, ma cercheremo per il prossimo anno di migliorare nella copertura e di stimolare anche altre zone d’Italia”. Tra i temi toccati dalle tesi: i costi della maternità e l’evoluzione del diritto anti discriminatorio. “Una delle ricerche che mi ha dato uno spunto di riflessione, analizzava le raccomandazioni europee sulla parità e dimostrava come il tema stia perdendo centralità anche a livello Ue. Senza dimenticare che gli effetti della crisi sull’occupazione femminile saranno pesantissimi e nessuno ancora li ha analizzati. Si sta perdendo l’attenzione”. L’aspetto economico è stato analizzato invece da Paola Profeta, professoressa in Scienze delle Finanze alla Bocconi: “Il tema delle pari opportunità è un tema economico, non è solo di discriminazioni. Due sono i problemi: l’accesso al mercato del lavoro e la carriera. Servono misure appropriate e non c’è un piano ampio in Italia che ci possa dare una spinta verso la parità, ma ci sono tante sperimentazioni”. E a questo proposito, ha continuato Profeta, “sono state analizzate nei lavori presentati misure che inizialmente possono sembrare anti meritocratiche, ma che in realtà spesso sono un modo di scardinare una situazione iniziale. Alla fine aprono una competizione che è a beneficio di tutti e non solo alle donne”. Infine il professore Salvatore Strozza dell’Università Federico II di Napoli ha commentato come la scarsa partecipazione di studenti del sud abbia fatto trascurare alcuni argomenti. Ma al tempo stesso ha ricordato che, tra i lavori premiati, c’è anche particolare attenzione al tema dell’immigrazione: “Quello che a malincuore chiamo doppio svantaggio, ovvero essere donne e immigrate, è un tema centrale nella nostra società”.

Nel corso del dibattito moderato dalla vice direttrice del Corriere della Sera Barbara Stefanelli, si è inoltre analizzato uno studio sulle presenza in rete del tema delle donne. Sono state studiate 7,5 milioni di mentions, ovvero di menzioni in cui si parla del mondo femminile e di argomenti ad essa legati. Il 69 per cento di queste ad esempio, è prodotto dalle stesse donne e per la maggior parte dei casi, là dove si cita il talento, si fa riferimento a materie umanistiche ed arte. Seguono le discussioni su discriminazioni e violenze (46 per cento dei casi); doppio lavoro (22%); uomo contro donna (16%). Solo nel 9 per cento dei casi la citazione è associata al tema delle donne in carriera. Ad ascoltare in sala anche i rappresentanti delle aziende, coloro che hanno finanziato gli studi e che hanno rivendicato una “sempre maggiore sensibilità”. Anche perché, forse, hanno dichiarato, “siamo quelli che ne hanno più bisogno”. Tra le testimonial dell’iniziativa la chef Viviana Varese, una delle poche chef stellate donne nel mondo che per il momento sono solo il 3 per cento. “La mia cucina”, ha detto, “è un’ambiente dove la diversità è unicità ed è ciò che fa la differenza”. E’ una strada dura, come sapeva anche Valeria Solesin quando scriveva “Allez les filles au travail”. Occorre mettersi al lavoro, ma soprattutto che ci sia una società pronta, almeno, ad ascoltare.

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