Tutto il mainstream “informativo”, dopo aver cantato le gesta dei famigerati jihadisti dell’Isis (celando ovviamente i loro legami con il Pentagono), ora in perfetta sintonia ha individuato in Kim Jong-un il nuovo nemico in grado di mettere in pericolo i paladini della democrazia e della libertà made in Usa. Non è così, Kim Jong-un non ha nessuna convenienza e intenzione di colpire la Corea del Sud e tantomeno gli Stati Uniti. Paradossalmente, l’unica salvezza per il dittatore coreano è armarsi sempre di più fino a giungere a un livello di potenza tale che una guerra sarebbe sconveniente per chi lo attacca.

I fatti ci dicono che nel recente passato (e non solo) capi di Stato sono stati eliminati proprio perché non in grado di difendersi e le uniche armi che disponevano in precedenza erano state fornite loro proprio dagli Stati Uniti. Si pensi per esempio all’Iraq durante la guerra contro l’Iran del 1980-1988 o ai talebani (e in generale i jihadisti islamici come Bin Laden) durante il conflitto tra Urss e Afghanistan (1979-1989).

Secondo il “Base Structure Report 2002” del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, sono 716 le basi militari Usa situate in 136 Paesi del mondo (in realtà 716 sono solo quelle ufficiali) e 7000 gli ordigni atomici di cui 2000 già dispiegati. Ammesso che fosse vero che la Corea (come in passato si era detto dell’Iraq) possedesse armi in grado di colpire gli Usa, ma le migliaia bombe nucleari in dotazione all’esercito statunitense che sono in grado di far esplodere il pianeta più volte, non sono armi di distruzione di massa? Chi autorizza gli Usa a stabilire chi può o non può dotarsi di armi? Se ci si riuscisse a liberare per un attimo dai decenni di propaganda veicolata dalla fabbrica del consenso, allora apparirebbe chiaro che la politica estera statunitense è paragonabile a quella di un bullo con le sue vittime.

L’unica salvezza per uscire da questo pericoloso stallo sarebbe l’unificazione della Corea e l’abbandono, dopo 70 anni, delle truppe statunitensi. Perché gli Usa devono occupare il Sud Corea? La popolazione non desidera più questa “protezione” che la mette solo a rischio di subire un attacco da parte del Nord. Dopo la Seconda guerra mondiale basi e militari Usa continuano ad avere una forte presenza nell’area, si pensi al Giappone e in particolare alla base di Okinawa dove la popolazione locale si batte da decenni per liberarla dall’esercito Usa.

Se in Corea del Nord ci fossero stati pozzi di petrolio, importanti piantagioni di oppio o giacimenti di gas Kim Jong-un avrebbe già da tempo subito la triste fine riservata a Saddam Hussein, Gheddafi e il Mullah Omar. La Corea del Nord sarebbe stata devastata come è accaduto a quei Paesi i cui leader si sono permessi di disobbedire alla linea politica imposta dal Pentagono. Tuttavia, la Corea, pur non avendo fonti energetiche come il Medio Oriente ha un’importanza geopolitica fondamentale e temo che Stati Uniti non la molleranno: la storia insegna che la loro egemonia si espande sempre e mai retrocede e la Corea del Sud (come il Giappone) sono punti di partenza da dove poter intraprendere una futura aggressione alla Cina. Quest’ultima per tale ragione non cede alle pressioni internazionali e in parte difende Kim Jong-un: senza il cuscinetto della Corea del Nord la Cina avrebbe l’esercito Usa al confine.

Nel Deep State degli Stati Uniti si sta combattendo una guerra tra fazioni, ed è davvero difficile capire quale linea prevarrà. Qualora dovesse vincere la parte più radicale, una nuova guerra in Corea sarebbe inevitabile e il conflitto rischierebbe, come accadde 70 anni fa, di estendersi anche alla Cina, ma questa volta con le tante armi atomiche presenti nell’area sarebbe un’ecatombe. Basterebbe una false flag, registrare un finto attacco della Corea del Nord e la guerra s’innescherebbe automaticamente generando nel giro di poche ore una pandemia di morte e di dolore.

E la nostra Italia? Cosa faranno i nostri politici? Ancora una volta violeranno l’art. 11 della Costituzione e sosterranno un attacco a un Paese che non ci ha mai neppure sfiorato con un aereoplanino di carta?

L’Italia, dopo 70 anni di sudditanza deve trovare la forza di essere un Paese neutrale, libero da armi atomiche e da un’organizzazione aggressiva come la Nato, la cui adesione ci costa più di 70 milioni di euro al giorno. Ma per fare questo serve un governo coraggioso e un’opinione pubblica consapevole: ce le abbiamo?

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