di Piero David e Ferdinando Ofria

Come noto, la proposta di 218 parlamentari per legalizzare la cannabis in Italia ha suscitato un vasto dibattito tra politici ed esperti sul tema. In tale confronto sono prevalse le posizioni ideologiche rispetto a un’analisi rigorosa del fenomeno che potesse raffrontare laicamente costi e benefici di un intervento di regolamentazione di tale mercato. Secondo le ricerche più recenti, il provvedimento determinerebbe benefici netti consistenti per le casse dello Stato. Nei nostri precedenti lavori si è considerando il modello riportato in tabella, che valuta i costi e i benefici dovuti alla legalizzazione della cannabis.

Tabella 1

L’impatto netto della regolamentazione del mercato della cannabis si può determinare confrontandone costi e benefici. I costi li possiamo dividere tra quelli “diretti” e quelli “indiretti”.

I primi sono legati alla regolamentazione del nuovo mercato legale (struttura dell’agenzia per la gestione di produzione e vendita, controllo sul rispetto della legislazione, sensibilizzazione ed informazione dei consumatori), e quantitativamente possono essere assimilati ai costi sostenuti per il controllo pubblico del consumo di tabacco e sigarette, che nella proposta parlamentare dovrebbero avere una regolamentazione molto simile a quella in ipotesi. I costi indiretti potrebbero invece derivare da un eventuale aumento dei consumi di droghe leggere in seguito alla legalizzazione (ad esempio i costi sanitari di cura e disintossicazione).

Le ricerche degli ultimi anni, basate sul caso olandese, dimostrano che tali costi sono molto ridotti. Ma anche i primi dati dello Stato del Colorado, che nel gennaio 2014 ha autorizzato la produzione, il consumo e la vendita dei derivati della cannabis per uso ricreativo, dopo diciotto mesi di apertura dei dispensari, confermano tali ricerche. Un’indagine statistica del dipartimento per La Salute Pubblica e l’Ambiente dello stato del Colorado (Colorado Gov, 2015), che ha coinvolto 17mila ragazzi delle scuole medie e superiori, ha registrato un numero di studenti che hanno fatto uso di cannabis nel 2015 minore rispetto alle precedenti indagini del 2009 e del 2011 effettuate nello stesso Stato.

Negli ultimi 30 giorni prima dell’intervista, solo il 21,2% ha consumato marijuana nel Colorado, stessa percentuale riscontrata negli altri stati Usa (21,7%) dove il mercato della cannabis non è legale. Pertanto, il costo della regolamentazione del mercato delle droghe leggere (marijuana ed hashish) dovrebbe mantenersi molto ridotto, limitato alle sole spese per la relativa struttura amministrativa all’interno dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

I benefici della regolamentazione del mercato della cannabis sono molteplici e riguardano anche aspetti non quantificabili economicamente. Li possiamo dividere in benefici strettamente legati alla regolamentazione e quantificabili, e benefici non quantificabili legati indirettamente alla filiera di produzione e commercializzazione delle droghe leggere.

I benefici diretti sono rappresentati dalla riduzione delle spese di repressione, e dal maggiore gettito fiscale, mentre i principali benefici indiretti sono il risultato di una migliore qualità del prodotto venduto e di un rilevante contrasto alla criminalità organizzata. Nelle nostre ricerche abbiamo stimato sia i benefici diretti, cioè la riduzione delle spese di repressione, sia l’impatto sul gettito fiscale della legalizzazione.

Per le spese di repressione si tratta principalmente dei minori costi che forze dell’ordine, magistratura e sistema carcerario si troverebbero ad affrontare se venisse cancellato il reato di produzione e vendita delle droghe leggere, le quali rappresentano oltre il 50% del mercato degli stupefacenti (Direzione nazionale antimafia, 2015). Il risparmio ammonterebbe a 541,67 milioni di euro per le minori spese di magistratura e carcerarie e 228, 37 mln€ relativi all’ordine pubblico ed alla sicurezza.

Il gettito fiscale, proveniente dalle imposte sulle vendite, ipotizzando un’aliquota simile a quella applicata per i tabacchi, circa il 75% del prezzo di vendita, lo ricaviamo dalla stima dei consumi di cannabis, secondo le rilevazioni dello studio AquaDrugs sui residui di sostanze stupefacenti nelle acque dei depuratori, moltiplicata per il relativo prezzo di mercato.

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*Postdoctoral researcher presso l’Università degli Studi di Messina

** Professore associato presso l’Università degli Studi di Messina

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