Dalle gabbie alla libertà, da luogo di sopraffazione e sofferenza a rifugio sicuro per gli animali di ogni specie salvati da morte certa ma, anche un posto, dove quelli selvatici possano trovare asilo in un habitat incontaminato. Gli unici esseri umani che incontreranno nella loro vita saranno gli abitanti o gli ospiti momentanei del santuario, tutti, indubbiamente, schierati dalla loro parte!

Stiamo parlando di Agripunk, rifugio e associazione antispecista situata ad Ambra, tra Firenze e Arezzo, fondata nel 2015 da Desirée e David, attivisti antifascisti per la liberazione animale e della Terra, i quali, con determinazione e coraggio, hanno portato via ad Amadori, noto per la produzione e commercializzazione di carni avicole, un intero allevamento di tacchini. Lo raccontano in una mia vecchia intervista. E non solo. Con il loro progetto hanno scongiurato che 26 ettari di bosco fossero lasciati in mano ai cacciatori toscani o diventassero terreno da disboscare per l’edificazione dell’ennesimo complesso di negozi di vario tipo. “Non vogliamo nuovi centri commerciali. Vogliamo che la gente possa stupirsi per il gusto di una radice, non per un nuovo telefonino. Vogliamo che un animale nasca per vivere e basta, non che nasca con uno stato predefinito che ne determina la vita o la morte. Vogliamo un posto dove animali umani e non abiteranno insieme, in simbiosi con i prati e i boschi”, scrivevano sul loro blog.

Il podere è composto da tre appartamenti, due case, vari fondi, sette capannoni dell’ex allevamento, cinque ettari coltivabili, inclusi i vigneti per fare il vino ed ulivi per fare l’olio, oltre a 20 ettari di campi, sorgenti, torrenti e un lago dove gli animali possono abbeverarsi e refrigerarsi senza correre alcun pericolo. Agripunk ha delle potenzialità infinite e, tra qualche anno, potrà essere completamente autosufficiente, aiutando altre realtà e persone bisognose.

I progetti in cantiere sono numerosi: laboratori di autoproduzione e creatività, sala prove per le band, recupero tecnologia usata, restauro mobili, riproduzione di semi e piante, creazione di sciroppi e preparati con erbe spontanee, organizzazione di eventi informativi sulle lotte contro il dominio e ogni forma di sfruttamento animale, umano e non. Il rifugio, attualmente, ospita un centinaio di animali, ma potrebbe accoglierne 1000. La struttura può ricevere fino a dieci persone, disposte a collaborare ciascuna con compiti assegnati, con la possibilità di dare un tetto a chi ne ha realmente bisogno, ma non ha nulla da dare, se non la propria volontà.

Desirée e David sono, al momento, gli unici abitanti stabili di Agripunk. Si alzano la mattina presto e vanno a letto a notte fonda per svolgere i lavori quotidiani, sostenuti solo da volontari. Il loro scopo non è fare profitto, chiedono, infatti, sempre offerte libere, una forma di sostegno che, da qualche mese, è diventata ancora più importante perché venuta meno. La loro è una richiesta di aiuto rivolta a chi ha davvero a cuore la questione animale, l’antispecismo. Hanno attivato una campagna di raccolta fondi #supportAgripunk su Gofundme per pagare l’affitto a riscatto, il cibo per gli animali, l’acquisto di quattro cisterne da 15.000 metri cubi d’acqua, le attrezzature necessarie per dare inizio alle attività in progetto e il materiale per recintare l’intero perimetro, trasformando i capannoni esistenti, in stalle, fienile e serre.

Dal 25 al 27 novembre saranno presenti al Vegan Days di Padova.

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