In principio fu Berlusconi, poi Renzi con l’inchiesta Consip: a conferma dell’ennesima sintonia tra i due, la difesa a spada tratta dei rispettivi sostenitori ha seguito lo stesso copione: “processo mediatico”. Due paroline molto significative che negli anni ci hanno accompagnato come un mantra, passando da destra a sinistra (sinistra? Renzi?), ma rimanendo rigorosamente nell’alveo della politica. Ora però il (presunto) “processo mediatico” supera i confini del potere politico e tracima nel mondo del cinema, in difesa del regista Fausto Brizzi accusato di violenze. Perché stupirsi? Sempre di potere si tratta e tanti soldi e amici e soci influenti, con molte entrature nel mondo dell’informazione e non solo… per cui ecco risuonare su stampa e tv il “processo mediatico”, il “tribunale televisivo” allestito dalle Iene ai danni del noto cineasta, già in odore di riabilitazione.

Con tutto il rispetto per il suo dolore e della sua famiglia per questo tsunami, con gli inevitabili dubbi su una vicenda che solo la magistratura può e deve appurare nella sua (eventuale) veridicità, e ferma restando la presunzione d’innocenza, è necessario superare le formule trite e fare un po’ di chiarezza.

Cos’hanno fatto di così terribile Le Iene? Hanno raccolto le testimonianze di donne che raccontano violenze e molestie subite: numerosi racconti – non uno o due –, circostanziati e sorprendentemente simili, considerato che tra loro le ragazze non si conoscevano. A casa mia si chiama informazione: ho una notizia (oltretutto di un possibile reato), più persone che la confermano, registro e mando in onda, tutelando il nome dell’interessato e rivelandolo solo quando è lui stesso a venir fuori con un comunicato. Dice: ma le donne sono – per la maggior parte, non tutte – a volto coperto! Ogni denuncia (vera) presuppone un travaglio e la difficoltà a esporsi, a maggior ragione una denuncia così grave, che riguarda la propria intimità e fa scattare sensi di colpa, “forse gli ho dato corda”, “sono una poco di buono”, “nessuno mi crederà perché lui è potente e io passerò per prostituta”… Basta anche solo incrociare una volta una vittima di molestie/violenze per sapere quanto sia difficile rielaborare quello che è successo dando la colpa a chi davvero la merita e non a se stesse.

Dino Giarrusso ha fatto esattamente quello che hanno fatto tante altre volte Le Iene, Report, Striscia la Notizia e altri in tv e sulla carta stampata: denunciare un fatto su cui poi si è mossa la magistratura. Com’è che prima (giustamente) si osannava il valore investigativo di tutto ciò e ora sono “processi mediatici”? Perché ad essere accusato è Brizzi?

Dopodiché – l’ho già scritto ma lo ripeto perché è il cuore della questione – basta tv e semplici opinioni, che lasciano il tempo che trovano, e passiamo la palla alle aule di giustizia. Le violenze sono vere? Allora ragazze metteteci la faccia e denunciate in Procura. L’avvocato Giulia Bongiorno si è anche offerta di difendervi con la sua associazione Doppia Difesa, per cui non avete più scusanti. Le violenze sono false? Allora Brizzi quereli Le Iene per diffamazione, visto che hanno distrutto anche la sua vita professionale. Pure lui non ha più scusanti. Mica vorranno farci attendere come la Boschi con Ghizzoni, invano, e poi tarallucci e vino…

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