Livorno non può avere un servizio di raccolta rifiuti separato dalle altre province della costa della Toscana e quindi Aamps non potrà avere l’affidamento dal Comune fino al 2030, come nei progetti del sindaco Filippo Nogarin, mettendo a rischio il buon esito del concordato preventivo. A deciderlo è stato il Tar di Firenze che ha così accolto il ricorso dell’Ato, l’ambito territoriale costituito dalla Regione. Non sono le uniche conseguenze della sentenza del Tar, che ha anche riacceso i malumori mai sopiti di altri sindaci entrati in Reti Ambiente e ha fatto emergere nuove spaccature tutte interne al Pd.

Lo scontro giudiziario tra Ato e M5s riflette quello politico: va avanti dal 2014, quando, contro gli impegni già presi dal predecessore Alessandro Cosimi (Pd), Nogarin decide di non far entrare la municipalizzata livornese dentro Reti Ambiente.

Reti Ambiente è la società creata nel 2011 in seno all’Ato Toscana Costa e destinata al servizio di igiene urbana in 101 comuni delle province di Pisa, Livorno, Massa Carrara e Lucca. E il piano dell’Ato è far entrare dentro quel contenitore tutte le aziende di nettezza urbana del territorio e offrire poi il 45 per cento a un socio privato tramite gara. Ma Nogarin non vuole né il socio privato né un’unica azienda centralizzata e, appunto, affida in via diretta il servizio ad Aamps fino al 2030. La società è agonizzante e il fallimento viene evitato in extremis tentando la carta del concordato preventivo. L’Ato però non ci sta: così, mentre la gara per individuare il soggetto privato va avanti tra rallentamenti e ritardi e viene alla fine annullata nel gennaio 2017, presenta due ricorsi al Tar. Che ora le dà ragione: continuare a far svolgere il servizio alla municipalizzata comunale con un affidamento diretto, per i giudici amministrativi rappresenta “una pretesa contraria alla legge e neppure giustificata dall’intervenuta ammissione di Aamps al concordato preventivo”.

Il punto, per il Tar di Firenze, è che “non è il fruttuoso avvio della gestione di ambito a dover dipendere dall’ammissione di Aamps al concordato, quanto, semmai, è quest’ultima a essere condizionata dalla residua durata dell’affidamento, la quale, per definizione, non può eccedere quella del periodo transitorio” per poi entrare in Reti Ambiente. “Adesso invito il sindaco Nogarin a rivedere la sua posizione di ostilità a prescindere, sposando il percorso avviato con Reti Ambiente, per la salvaguardia dei lavoratori, dei cittadini contribuenti e della qualità del servizio”, ha subito dichiarato l’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni (Pd). “Ciò che il Tar per ora ha fatto è decretare la morte dell’autonomia dei Comuni per quanto riguarda la gestione del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti”, ha replicato Nogarin via Facebook attaccando il Pd. “Il loro unico obiettivo – scrive – è privatizzare le aziende di raccolta e smaltimento rifiuti. Con buona pace degli interessi dei cittadini. E qui sta tutta la differenza tra noi e loro”.

Che succede adesso? Per il direttore dell’Ato Franco Borchi “nessuna deroga alla gestione unitaria è possibile al di fuori degli accordi con l’Autorità d’Ambito”. Nogarin può rimanere indipendente da Reti Ambiente per non più di qualche anno e solo se troverà un accordo con l’Ato: “Se Livorno vorrà proseguire a gestire il servizio sino al 2021, ovvero alla scadenza prevista dal piano concordatario, dovrà stipulare un apposito accordo con Ato e non potrà più rifiutarsi di realizzare le intese necessarie per garantire l’obiettivo della gestione unica stabilito dalla legge regionale”. Il sindaco, intanto, prende tempo: “E’ presto per dire come si comporterà l’amministrazione dopo la sentenza del Tar. Questo è il momento di studiarla a fondo e comprenderne le implicazioni sul medio e lungo periodo”. Ma assicura che la procedura di concordato va avanti: “I creditori continueranno ad essere pagati regolarmente e il percorso di risanamento dell’azienda procederà senza sosta”.

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