L’azienda multiservizi Iren aveva un credito di quasi 190 milioni di euro nei confronto di uno dei suoi soci, l’indebitatissima Città di Torino. Gli accordi tra le due parti sulla somma, però, non hanno subìto i debiti controlli e attivato le procedure a tutela degli altri soci e del mercato. Per questo la Consob nei giorni scorsi ha multato la società e gli ex componenti del collegio sindacale, tra i quali figura Paolo Peveraro, attuale presidente della società ed ex assessore al Bilancio della giunta torinese di Sergio Chiamparino e di quella piemontese di Mercedes Bresso. Peveraro e gli altri due componenti del collegio sindacale, Anna Maria Fellegara e Aldo Milanese, dovranno pagare 95mila euro in solido con l’azienda, a cui spetta il pagamento di altri 60mila euro.

È l’esito del procedimento nato dall’esposto presentato nella primavera 2016 da alcuni piccoli azionisti di Iren. In questo documento denunciavano “un indebitamento complessivo del Comune di Torino non soltanto eccessivamente elevato, ma perdurante nel tempo e recentemente rialimentato dall’acquisizione del 50% di Amiat”. Quest’ultima è la società che si occupa della raccolta e dello smaltimento rifiuti a Torino, le cui quote sono state vendute dall’amministrazione di Piero Fassino nel tentativo di ridurre il debito della città. Secondo gli azionisti la somma dovuta dall’amministrazione piemontese all’azienda rappresentava un “indebito vantaggio” verso uno dei soci del gruppo perché è “non soltanto la fornitura di un servizio ma anche un sostegno duraturo di natura finanziaria” che – si legge nell’esposto – al 30 settembre 2015 ammontava a circa 190 milioni di euro.

Tra Iren e Torino c’era un accordo siglato nel 2012 per un finanziamento a lunga scadenza, accordo modificato tre volte tra il 2013 e il 2015. In questo periodo il collegio sindacale ha omesso di controllare i tre contratti siglati nel periodo in cui il presidente di Iren era Francesco Profumo, candidato promosso dal sindaco torinese Piero Fassino, e il collegio sindacale era presieduto da Peveraro, ex assessore al Bilancio di Chiamparino. A differenza dell’accordo concluso nel 2012, l’azienda non aveva trattato le modifiche contrattuali come operazioni di maggiore rilevanza, ma operazioni di minore rilevanza “nonostante detti contratti superassero, per la natura delle pattuizioni in essi previste, la soglia di rilevanza del controvalore”, nota la Consob. E così non sono scattate le procedure per i controlli e per rendere noti ai soci e al mercato i nuovi patti tra il gruppo e un suo socio.

Secondo l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari il collegio non ha vigilato sul rispetto delle norme e dei principi di buona amministrazione, una “condotta omissiva” che si è protratta “per un arco temporale significativo” e ha “contribuito a rendere inefficaci quei presidi procedurali e di trasparenza che l’ordinamento prevede per evitare comportamenti pregiudizievoli per gli interessi dei soci e della società medesima”. In particolare viene contestato il “carattere colposo della condotta del dottor Peveraro”, una colpa aggravata dal fatto che ha partecipato alle riunioni del comitato parti correlate, organismo aziendale che deve garantire una parità di trattamento tra tutti gli azionisti al fine di evitare i conflitti di interesse e vantaggi indebiti. In questo modo Peveraro “si trovava in migliori condizioni per rilevare le violazioni”, che però sono mancate.

Il gruppo Iren ha risposto alla sanzione ribadendo di aver ritenuto gli addenda come “mere variazioni di parti di un accordo”, ragione per cui era un’operazione di minore rilevanza. Linea evidentemente non sposata da Consob.

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