In un nuovo rapporto sulla Siria diffuso oggi, Amnesty International ha denunciato che, a seguito dei cosiddetti accordi di “riconciliazione” tra il governo siriano e i gruppi armati di opposizione, intere popolazioni, dopo aver subito terribili assedi e intensi bombardamenti, non hanno avuto altra scelta che lasciare le loro zone o morire.

La campagna governativa di assedi, bombardamenti e sfollamenti forzati, che ha costretto migliaia di civili a sopravvivere in condizioni durissime a Daraya, Aleppo Est, al-Waer, Madaya, Kefraya e Foua, costituisce una serie di crimini contro l’umanità. Crimini di cui un giorno dovranno rispondere anche quei gruppi armati come il Movimento islamico Ahrar al-Sham (Uomini liberi del Levante) e Hay’at Tahrir al-Sham (Organizzazione per la liberazione del Levante), che a loro volta hanno assediato popolazioni civili, privandole di cibo, medicinali e altri beni di prima necessità e portato a termine attacchi illegali contro centri densamente abitati.

Dall’inizio del conflitto armato, il governo siriano ha imposto assedi nei confronti di centri abitati, usato la fame come arma di guerra e bloccato o limitato arbitrariamente l’accesso a beni di prima necessità come il cibo, l’acqua, i medicinali, l’elettricità, il riscaldamento e le comunicazioni e, infine, impedito alle organizzazioni umanitarie di entrare nelle aree assediate. Gli effetti sono stati devastanti: intere popolazioni sono state ridotte alla fame e molte persone sono morte per cause altrimenti trattabili.

Come racconta un ex medico di Daraya, “nei casi di malattie renali, non potevamo fare niente perché non avevamo i macchinari per fare la dialisi. Aspettavamo che i pazienti morissero davanti ai nostri occhi, non c’era nulla che potessimo fare per loro”. Molte delle madri che hanno partorito sotto assedio hanno testimoniato della sofferenza dei neonati, a causa dell’insufficienza del latte materno e dell’assenza di latte in polvere.

Il governo siriano e i gruppi armati di opposizione hanno limitato o bloccato l’accesso ad aiuti umanitari e medici cruciali per la sopravvivenza, specialmente nei casi in cui la popolazione non poteva affrontare i costi alle stelle dei generi alimentari e dei medicinali.

Il governo di Damasco e le milizie alleate hanno persino distrutto le produzioni locali di cibo dando fuoco ai terreni agricoli di Daraya e Madaya. Le immagini satellitari analizzate da Amnesty International mostrano un’enorme diminuzione delle superfici agricole nel corso degli anni e un’evidente zona morta intorno a Daraya.

Anche i gruppi armati di opposizione, in particolare Hay’at Tahrir al-Sham e il Movimento islamico Ahrar al-Sham, nel corso degli assedi di Kefraya e Foua, limitato e confiscato gli aiuti umanitari e bombardato i terreni agricoli.

La dinamica degli accordi di “riconciliazione” dice tutto sul cinismo e il disprezzo per la vita umana mostrata dalle parti in campo: distruggere tutto, per impedire ogni possibilità di rimanere nelle zone assediate, intensificando attacchi e bombardamenti per accelerare la conclusione degli accordi.

Così un avvocato di Aleppo ha descritto gli ultimi giorni sotto assedio in attesa che l’accordo venisse finalizzato:

“Gli ultimi 10 giorni prima dell’evacuazione sono stati un incubo. Il numero di bombardamenti era il chiaro segnale che il governo voleva che andassimo via. Negli ultimi cinque mesi gli attacchi da terra e dal cielo sono stati equivalenti a quelli dei cinque anni precedenti. Era giunto il momento di andare via. E poi, come avrebbero fatto i civili a rimanere senza infrastrutture, ospedali o acqua? Il governo ha raggiunto il suo obiettivo: distruggere tutto e lasciarci senza nessun motivo per perdere altro tempo”.

Un uomo che aveva fatto parte del comitato per i negoziati su Daraya ha raccontato come è stato raggiunto l’accordo di “riconciliazione”:

“Il regime proponeva una tregua o una pausa aumentando nel frattempo la pressione per costringerci ad andare via. Abbiamo ricevuto quell’offerta dagli intermediari, poi il giorno dopo c’è stata un’escalation degli attacchi in modo che la gente impaurita li supplicasse di arrivare a una soluzione”.

Quando la guerra siriana terminerà, inizierà il grande affare della ricostruzione. Negli ultimi mesi Unione europea e Russia hanno espresso la volontà di sostenere gli sforzi per la ricostruzione della Siria. Non è però chiaro quali misure il governo siriano assumerà per assicurare che gli sfollati potranno tornare volontariamente e in condizioni di sicurezza per reclamare il possesso delle loro abitazioni e delle loro terre.

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