La sconfitta del Califfato non sembra aver segnato il preludio della pace nel Medio Oriente, al contrario, la destabilizzazione politica dell’area sembra di nuovo in fase di accelerazione. L’Arabia Saudita è sempre più ed apertamente intenzionata a scontrarsi con l’Iran fuori dai propri confini, scegliendo come teatro altri paesi. Teheran si comporta in modo analogo, sponsorizzando milizie e gruppi armati sciiti in Iraq, Siria, Palestina e Libano.

Fino a qualche anno fa, il modello della guerra per procura, quello applicato in Siria ed ancora prima in Iraq, era il più gettonato. Da quando però l’aviazione saudita ha iniziato a radere al suolo interi villaggi e quartieri in Yemen, con il pretesto che qui si nascondevano le milizie sciite degli Houthi, finanziate da Teheran, l’intervento militare saudita diretto è diventata una delle opzione possibili.

La prossima nazione che rischia di finire nel tritacarne saudita-iraniano è il Libano. Questa settimana, il governo saudita ha ordinato l’evacuazione di tutti i propri cittadini dal Libano. Subito dopo il Kuwait e gli Emirati Arabi Uniti (UAE) hanno fatto la stessa cosa, mentre il Bahrain si era già schierato apertamente contro il governo libanese ed aveva già richiamato a casa i propri cittadini.

Sempre questa settimana, i libanesi hanno appreso dalla televisione saudita che il loro primo ministro del Libano, Saad al-Hariri, si era dimesso. La notizia è arrivata da Riad dove Hariri si trovava in visita ufficiale. Hariri ha doppia nazionalità libanese e saudita ed è sempre stato un fedelissimo della famiglia reale saudita. Nel suo discorso dimissionario, egli ha apertamente denunciato gli Hezbollah ed il ruolo che l’Iran gioca nella politica nazionale libanese finanziandoli. Da anni, ha detto Hariri, Teheran promuove la destabilizzazione del Medio Oriente attraverso gruppi armati e milizie sciite il cui obiettivo è rovesciare i governi legittimi della regione. Un’accusa pesante che arriva con un messaggio bene chiaro, l’Arabia Saudita non tollera più la presenza degli Hezbollah e vuole liberarsene come sta facendo con gli Houthi in Yemen.

Secondo Saad al-Hariri gli Hezbollah hanno messo su un complotto per assassinarlo. Ipotesi plausibile dal momento che nel 2005 hanno già fatto fuori suo padre. Non è però chiaro il motivo per il quale il primo ministro libanese si sia dimesso da Riad, anche se è evidente che non vuole rientrare in patria perché teme di essere assassinato.

A Beirut molti sostengono che i sauditi hanno spinto Hariri a dimettersi in questo modo e che non vogliono lasciarlo rientrare. Tutti i politici, a prescindere dal partito al quale appartengono ed incluso quello di al-Hariri, sembrano credere a questa ipotesi ed ecco perché chiedono che l’Arabia Saudita lo liberi e gli permetta di tornare in Libano per spiegare il perché di un  comportamento tanto inusuale. Tutti i membri del governo, poi, hanno rifiutato le sue dimissioni ed insistono affinché le porga egli stesso di persona. Ma Hariri non ha risposto a queste richieste.

E’ chiaro che Riad sta usando Hariri per accusare gli Hezbollah e Teheran di interferire nella politica interna libanese. Ma è anche probabile che così facendo voglia sensibilizzare gli alleati occidentali alla sua causa: rimuovere gli Hezbollah dalla regione.

Mentre Hariri tace, il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, Adel Al-Jubeir, ha spiegato il punto di vista saudita. Gli Hezbollah devono essere messi fuori legge, sono responsabili del contrabbando di armi in Bahrein, sono coinvolti in tutte le attività criminali della regione, come la droga e il riciclaggio di denaro. Infine sono un’organizzazione terroristica poiché non c’è differenza tra l’ala politica e quella militante degli Hezbollah.

Il ministro degli Esteri saudita ha poi accusato l’Iran e gli Hezbollah di voler ottenere il controllo politico in Libano. Secondo questa interpretazione gli Hezbollah hanno bloccato tutte le iniziative del primo ministro perché sono lo strumento che l’Iran usa per dominare il Libano e che ha usato per destabilizzare la Siria. L’appoggio a gruppi armati e milizie sciite non è circoscritto al Libano, ma include Hamas, gli Houthi e le milizie sciite in Iraq.

La situazione in Libano è critica, il braccio di ferro tra il Parlamento ed il governo da una parte ed i sauditi dall’altra rischia di trascinare il paese in un conflitto simile a quello della vicina Siria. Un fenomeno che l’Europa non può ignorare anche perché produrrebbe l’ennesimo esodo di profughi verso il vecchio continente, insieme alla Turchia il Libano è il paese con il più alto numero di rifugiati siriani parcheggiati nei campi profughi.

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