Edy Tamajo, neo deputato di Sicilia Futura che sosteneva il candidato di centrosinistra Fabrizio Micari, ha ricevuto dalla Procura di Palermo un avviso di garanzia per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Dopo l’arresto del consigliere neo eletto Cateno De Luca, un nuovo scandalo piomba sull’Assemblea regionale siciliana appena rinnovata.

Tamajo, eletto in passato con Grande Sud di Gianfraco Micciché e poi scopertosi sensibile al centrosinistra, sarebbe stato disposto a versare 25 euro per ogni voto. E ne ha presi 13.984, aggiudicandosi il primato di parlamentare più votato a Palermo con oltre 8mila preferenze e terzo in Sicilia. Per l’accusa, però, una parte di quei voti è stata comprata. La Guardia di finanza ha già ascoltato diverse persone che avrebbero venduto il loro voto e perquisito il comitato elettorale di Tamajo che nei prossimi giorni dovrà presentarsi in Procura per essere interrogato. Con Tamajo sono indagati per gli stessi reati Giuseppe Montesano e Christian e Nicolina D’Alia, che hanno lavorato alla sua campagna elettorale. La compravendita del voto è solo una delle irregolarità emerse: gli inquirenti avrebbero scoperto anche nuovi casi di firme false.

Il neo eletto con Sicilia Futura, lista messa insieme dall’ex ministro Totò Cardinale nella quale Tamajo si era fatto notare perché caldeggiava il voto disgiunto, potrebbe essere solo il primo a finire nella rete degli investigatori. Secondo quanto riporta La Stampa, il ‘caso’ nasce da intercettazioni a tappeto in ambienti politici disposte nell’inchiesta per voto di scambio che coinvolse il candidato a sindaco di Palermo Fabrizio Ferrandelli nella campagna elettorale del 2012: l’ascolto delle telefonate avrebbe poi fatto nascere nuovi filoni e Tamajo sarebbe solo uno dei candidati su cui stanno facendo accertamenti il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Sergio Demontis e il sostituto Fabiola Furnari.

Sulla sua pagina facebook, Tamajo ha pubblicato sabato mattina un post in cui si dice stupito dell’inchiesta: “Posso affermare, senza timore di smentita, di non aver mai comprato un solo consenso”, si legge, “ma di aver costruito la mia carriera politica sull’attività quotidiana a favore della gente e della collettività. Si tratta di condotte che sono lontano anni luce dal mio modo di fare politica, da quello della mia famiglia e del mio gruppo politico. Ho dato la mia totale disponibilità, nei confronti dell’autorità giudiziaria, per chiarire questa incresciosa vicenda che sono sicuro, grazie al lavoro dei miei avvocati,riuscirò prestissimo a dimostrare che si tratta di un infondato castello di accuse.……..! Staro’ in silenzio per qualche giorno ……un silenzio pieno di rabbia e un cuore lacerato che batte forte”.

E anche il suo legale, Nino Caleca, assicura: “Il mio assistito è sereno perché non ha mai avuto nessun rapporto con le persone di cui si parla nel provvedimento della Procura di Palermo – ha detto all’Adnkronos -. Non le conosce e non fanno parte dei suoi contatti telefonici. E’ singolare un’associazione con soggetti che non si conoscono, ecco perché siamo tranquilli. Se qualcuno promette qualcosa chiedendo di votare per un deputato, ma quest’ultimo non ne è a conoscenza non credo possa esserne chiamato a rispondere”.

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