Llibertat! Llibertat“, “Siamo la Repubblica!“: erano 750mila le persone che oggi hanno preso parte alla grande marcia per la liberazione dei detenuti politici a Barcellona. La manifestazione è stata organizzata dagli indipendentisti per chiedere che vengano rimessi in libertà gli otto membri del Govern e i due leader indipendentisti detenuti a Madrid e ha sfilato per oltre 3 chilometri tra le vie della città. In prima fila c’erano i familiari dei dieci detenuti accusati di ribellione e sedizione: del vicepresidente Oriol Junqeras, dei sette ministri in carcere a Madrid e dei due leader indipendentisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart.

“Dal carcere di Estremera sentiamo il vostro calore e la vostra immensa dignità” ha scritto su Twitter Junqueras. E da Bruxelles è arrivato anche il messaggio dell’ex presidente Carles Puigdemont: “Essere trattato come un criminale, un trafficante di droga, un pedofilo o un serial killer: questo è un abuso” ha detto in un’intervista a Sky News. “Questa non è politica, è usare i tribunali per fare politica” ha aggiunto. Puigdemont ha detto ancora di “non essere un ribelle”: “Ho solo voluto applicare quello che il mio Parlamento ha deciso”.

Intanto Puigdemont è stato raggiunto oggi a Bruxelles dai leader del PdecatArtur Mas e la segretaria Marta Pascal, per preparare la lista che presenteranno alle elezioni del 21 dicembre. Scartata l’ipotesi di una candidatura unitaria indipendentista, il partito è al lavoro su una “Lista del Presidente” che, secondo quanto riferisce la stampa catalana, sarebbe stata chiesta proprio da Puigdemont. In questa lista, l’ex presidente vorrebbe inserire sia esponenti di altre sensibilità politiche che i ministri del suo governo detenuti a Madrid o con lui ‘in esilio in Belgio.

Invece il vicepresident Junqueras sarà il capolista dei repubblicani di sinistra di Erc, come ha annunciato la segretaria del partito Marta Rovira. Secondo i sondaggi, Erc dovrebbe essere la prima forza con il 30 per cento circa e nella sua lista presenterà anche i ministri in carcere Raul Romeva, Dolors Bassa e Carles Mondò e quelli in esilio a Bruxelles Toni Comin e Meritxell Serret.

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