“Le norme svuota-carceri stanno penalizzando il lavoro dei magistrati. I pm? Devono usare gli strumenti che il legislatore gli mette a disposizione, anche se a volte non sono sufficienti”. Alfonso Sabella, sintetizza così al fattoquotidiano.it le difficoltà normative in cui si muovono i magistrati, specie quelli che lavorano su fenomeni delicati come la criminalità organizzata. C’è voluta, infatti, la contestazione dei reati di lesioni aggravate, violenza privata e l’aggravante del metodo mafioso da parte dei pm della dda di Roma, Giovanni Musarò e Ilaria Calò, affinché Roberto Spada potesse passare almeno un paio di notti nel carcere di Regina Coeli dopo la violenta aggressione di martedì al giornalista Daniele Piervincenzi e al filmmaker Edoardo Anselmi. Non sarebbe bastata, infatti, la semplice accusa di lesioni – ipotizzata inizialmente da più parti – reato per cui solitamente i processi si consumano davanti al giudice di pace. Una beffa, come l’assenza della contestazione della flagranza, solo perché la denuncia è arrivata qualche ora dopo e il video non era immediatamente utilizzabile come fonte di prova. È servito sottolineare “il contesto”, secondo il dispositivo emesso dalla procura di Roma, ovvero rivendicare da parte dell’aggressore “il diritto di decidere chi poteva stazionare nella zona teatro dei fatti notoriamente frequentata da diversi soggetti appartenenti alla famiglia Spada”.

SABELLA: “LEGISLATORE NON CI AIUTA” – Ora la domanda che tutti si pongono è se il capo accusatorio reggerà alle valutazioni del gip o se presto Spada potrà tornare ad essere un uomo libero, come se avesse partecipato ad una semplice rissa da pub e quel cognome non volesse dire proprio nulla. Si tratta di un autentico campo minato, come sottolinea lo stesso Sabella, magistrato antimafia di lungo corso e conoscitore delle dinamiche romane e ostiensi. “I magistrati non possono inventarsi le leggi – spiega – È una vita che il legislatore si muove come cambia il vento. Si è passati negli anni dai pacchetti sicurezza ai decreti svuota-carceri a seconda degli umori dell’opinione pubblica. Ultimamente il vento ha tirato verso la non applicabilità della custodia cautelare in carcere se non in casi eccezionali, solo per reati che producono pene sopra i 5 anni. In più sono state ridotte le possibilità degli arresti in flagranza”. Hanno contribuito a creare queste difficoltà anche le leggi ad personam. “Ci sono stati – racconta il magistrato – provvedimenti come gli svuota-carceri che magari sono andati a favorire qualche politico che doveva uscire fuori o per timore che qualcuno potesse essere arrestato. È chiaro che i magistrati applicano la legge sempre, sia in un caso sia nell’altro”. Una giustizia che deve essere “giusta”, nel bene e nel male. “Non è che perché uno si chiama Spada gli puoi applicare una legge speciale. Dunque bisogna lavorare con gli strumenti a disposizione, che non sono tanti”.

IL CASO DELLA PALESTRA ABUSIVA – Il provvedimento dei pm in queste ore ha per lo meno colmato (momentaneamente) la sensazione di impunità che ha attraversato tutte le 24 ore successive al video diffuso dalla redazione di Nemo – Nessuno Escluso. Un sentimento che ad Ostia si respira continuamente. Fu proprio Sabella, quando era assessore alla Legalità e delegato per il Litorale di Roma Capitale, sotto l’amministrazione guidata da Ignazio Marino, a disporre la chiusura di una delle palestre della Femus Art School, gestita dalla famiglia di “Robertino”, in quanto occupante senza titoli di un edificio di proprietà del Comune di Roma. Provvedimento a cui seguirono le proteste di alcuni genitori della zona e la difesa di Casapound, che attraverso il suo vicepresidente Simone Di Stefano ancora oggi rivendica di considerarla “fra i pochi presidi sociali del territorio”. Uno sforzo fin qui vano, visto che ad oggi di quelle palestre ne sono state aperte ben tre, sempre sul territorio ostiense. Solo in seguito al clamore mediatico di queste ore la Federazione Italiana Pugilato – a cui il marchio della famiglia Spada è affiliato – ha deciso di aprire un’inchiesta federale.

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