Non ha l’ansia di tornare a Palazzo Chigi e la corsa vorrebbe giocarsela anche con Silvio Berlusconi. Il confronto con Luigi Di Maio è sfumato (“è il nulla come direbbe Gnocchi”) ma Matteo Renzi va a DiMartedì e risponde – con diverse difficoltà – agli attacchi di questi giorni, rincarati dal flop del candidato di centrosinistra alle Regionali in Sicilia che hanno scatenato anche diversi pezzi di Pd. Tanto che a un certo punto fa anche mea culpa: “Ci accusano di essere stati troppo amici di quelli che hanno potere. Il Pd ha moltissimi voti da recuperare”.

Dibattito sterile sul premier – Poi riprende a battagliare con i soliti noti e sui consueti argomenti: “Lì dove io sono, non mi ci ha messo lei, Floris, o Bersani o D’Alema né mi ci sono messo io da solo, ma i due milioni alle primarie”. In ogni caso quello attorno al candidato premier alle prossime elezioni “è un dibattito sterile” perché “il potenziale premier lo decide il Parlamento”. Comunque, chiarisce, “non ho l’ansia di tornare a Palazzo Chigi”. Un nome alternativo? “Ce ne sono tanti. Uno si chiama Gentiloni. Non è andato lì per caso…”.

Berlusconi? “Mi auguro sia candidabile” – Un desiderio c’è: vorrebbe che della campagna elettorale dei prossimi mesi Silvio Berlusconi fosse uno dei protagonisti, parte attiva e candidabile. “Mi auguro che sia in partita”, dice riferendosi alla sentenza di Strasburgo che potrebbe riabilitare l’ex cavaliere dopo la condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale: “Ho tutto l’interesse ma decidono i giudici, li rispetteremo”. Poi la stoccata anche a lui: “Si è messo in testa di fare la versione restaurata, come Blade Runner“.

Nei sondaggi Pd il doppo di Fi – Poi c’è la cronaca più ‘fresca’, con la Sicilia finita al centrodestra e il Pd lontano, lontanissimo dagli avversari: “Questa storia che il Pd ha perso… Sì, abbiamo perso in Sicilia, ma lo dite che nei sondaggi il Pd è il doppio di Forza Italia? – afferma – Sulle coalizioni e sui collegi vedremo come andrà a finire, ma la mia opinione è che il Pd sarà il primo gruppo parlamentare e che il centrodestra si spaccherà il giorno dopo”.

Su Di Maio – Renzi arriva in studio dopo una infilata di battute di Gene Gnocchi (“Dio c’è, Renzi c’era”, scherza il comico) e riserva subito le sue bordate a Di Maio. “Aveva chiesto il confronto ma poi è scappato: un leader non ha paura. Ma Di Maio è “come quel compagno di classe che ti dice ‘ti aspetto fuori’, poi suona la campanella, esci e non c’è nessuno”, anzi “il nulla come direbbe Gnocchi”. “Gli chiederei – aggiunge – perché è sempre in tv ma ha partecipato al 30% delle votazioni in Parlamento. Ha detto che sono un aguzzino e ho salvato le banche mandando sul lastrico i risparmiatori. Rinunci all’immunità, si lasci giudicare”.

Piero Grasso e le alleanze – Renzi replica anche a quanto detto nel pomeriggio da Piero Grasso, che la sinistra vorrebbe suo candidato premier: “Non credo che il Paese sia stanco e deluso, c’è tanta bella gente che vuole mettersi in gioco”. E se Bersani e D’Alema da Mdp chiedono discontinuità, il segretario Pd replica: “Vorrei un altro Jobs act, con altri 986mila posti di lavoro. Ricordo che nel 2014, quando sono arrivato a Palazzo Chigi, Obama in una telefonata mi ha detto ‘farete la fine della Grecia se non cambiate'”. Dice di aver messo al lavoro gli sherpa per una trattativa “senza veti” ma “D’Alema vuole mi dia fuoco in piazza? Mi sembra eccessivo”.

 

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