Trenta miliardi “persi”, trasferiti alle regioni del Centro Nord e in piccola parte all’estero. E’ il costo del depauperamento di capitale umano nel Sud Italia dovuto alla “fuga” negli ultimi 15 anni di 200mila laureati. A calcolarlo è il Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno, presentato questa mattina a Milano. Una cifra che emerge dal costo medio che serve per sostenere un percorso di istruzione elevata. E oltre ai laureati anche il saldo migratorio per il Sud è negativo e sfiora le 28mila unità e alla fine del 2016 il Mezzogiorno ha perso altri 62mila abitanti. Nel Centro Nord, invece, il saldo è in aumento di 93.500. In particolare nel 2016 la Sicilia perde 9.300 residenti, la Campania 9.100, la Puglia 6.900.

E quello della fuga dei laureati per Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, è “un dato molto preoccupante“. “Più laureati perdiamo – ha detto intervenendo alla presentazione del Rapporto – più valore aggiunto per il futuro perdiamo. Significa togliere benzina alla società del Sud e scalare la montagna della crescita duratura diventa ancora più complicato”.

Boccia sottolinea poi che “dai dati si evince un tasso di occupazione dei laureati in Italia quasi all’80%, quelli con licenza media al 40% e le donne addirittura al 29%, con l’aggravante che la maggior parte dei residenti con bassa scolarizzazione sono al Sud, perché i laureati tendono ad andar via – ha aggiunto -. Questo deve tradursi in interventi seri e urgenti sulla scuola con il tempo pieno al sud che non può essere un lusso, significa Erasmus pagato dallo Stato alle famiglie che non ce la fanno, significa investire pesantemente in università e ricerca per gli atenei del Mezzogiorno, significa investire su un welfare moderno e soprattutto sulle infrastrutture strategiche connesse ai trasporti e alle reti digitali che partano da Sud“.

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