Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato a larghissima maggioranza la risoluzione che dà mandato al presidente Roberto Maroni di trattare con il Governo maggiori competenze e relative risorse, dopo il referendum consultivo per l’autonomia del 22 ottobre. A favore hanno votato i gruppi di centrodestra (Lega, FI, Ap, Lista Maroni, Fdi, Pensionati), di centrosinistra (Pd, Patto Civico) e M5s. Contro, il gruppo Misto (dove siede Mdp). Astenuto Campo Progressista. La proposta di risoluzione nel complesso ha ottenuto 67 voti favorevoli su 72 votanti. Tra i quattro contrari c’è anche il consigliere del Pd Corrado Tomasi.

Intanto il governatore Maroni ha annunciato che il primo incontro a Roma sarà giovedì alle 16.30. In quel momento inizierà formalmente la trattativa fra il governo e le Regioni Lombardia ed Emilia Romagna per trasferire maggiori forme di autonomia, sulla base dell’articolo 116 della Costituzione. Il Veneto potrebbe aggiungersi in seguito, quando avrà concluso il suo iter legislativo. La Lombardia. come ricostruito dall’agenzia Ansa, chiede di trattare col governo su tutte e 23 le materie disponibili, con le relative risorse, ma in un ordine di priorità: ritenuti fondamentali, il coordinamento della finanza pubblica, con l’obiettivo della piena autonomia finanziaria, e la previdenza complementare; l’aumento dei poteri in materia di scuola, lavoro e sanità; la possibilità di gestire in proprio politiche ambientali, grandi reti infrastrutturali ma anche una quota del canone Rai da destinare all’emittenza locale.

“Siamo contenti del risultato e riteniamo che i tempi stretti abbiamo facilitato il raggiungimento di un accordo” ha detto il capogruppo della Lega Nord, Massimiliano Romeo, annunciando nella dichiarazioni di voto la “piena adesione” del Carroccio al testo. “Come Lega abbiamo chiesto l’introduzione di due passaggi: il principio di autosufficienza regionale su rifiuti e ambiente e di avere un coordinamento regionale dei vigili del fuoco. Ma il cuore vero della risoluzione è il capitolo sull’area finanziaria, i cui punti, come l’attribuzione alla Regione del maggior gettito derivante dall’Iva evasa, il riconoscimento di una compartecipazione all’Ires e l’istituzione di zone economiche speciali, vanno verso l’erosione del residuo fiscale troppo alto di cui abbiamo tanto parlato”. “Da oggi inizia un lavoro per allargare la visione del referendum lombardo a tutte le Regioni del Nord” ha dichiarato soddisfatto il consigliere di Forza Italia, Vittorio Pesato, mentre il capogruppo di Fratelli d’Italia, Riccardo De Corato, ha auspicato il coinvolgimento nel percorso autonomista anche della Sicilia. “Nella campagna referendaria le parole d’ordine della propaganda dei partiti sono state sicurezza, residuo fiscale, immigrazione; nessuna di queste è nella risoluzione sull’autonomia” ha rivendicato il consigliere del Movimento 5 Stelle Dario Violi annunciando voto favorevole al testo “che non offre pretesti a Roma per frenare la trattativa sull’autonomia della Lombardia”. Per il capogruppo del Pd, Enrico Brambilla, quello che si preannuncia adesso “sarà un percorso lungo e articolato, che purtroppo parte solo ora, a legislatura regionale e nazionale agli sgoccioli, per la scelta di Maroni di andare a tutti i costi a referendum”. Un ritardo sottolineato anche dal Patto Civico. L’auspicio di Lombardia Popolare, espresso dal capogruppo Angelo Capelli, è che la trattativa con il Governo sia “serrata per concludersi in tempi brevi”.

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