Pareva una storia di riscatto, una bella storia. Il ragazzino di Scampia, Armando Izzo, che grazie al talento calcistico si emancipa da amicizie e parentele camorristiche (lo zio era uno dei fondatori della cosca della Vanella Grassi) e conquista la serie A e la Nazionale. Come desiderava il padre, che voleva tenerlo fuori da certi ambienti. Le carte dell’inchiesta sul calcioscommesse del clan della Vinella Grassi raccontano invece una storia diversa. La Procura di Napoli ha intercettato Izzo agli sgoccioli del campionato di serie B 2013-14. Ed ha allegato le trascrizioni all’inchiesta per la quale il 25enne difensore centrale del Genoa è stato rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva. Queste conversazioni, che ilfattoquotidiano.it pubblica in esclusiva, rivelano che Izzo – a prescindere dalle accuse che verranno discusse al processo e per le quali proclama la sua innocenza – non aveva tagliato i ponti con il suo passato, continuava a frequentare camorristi, era al centro di un brutto giro, e che il suo procuratore, Paolo Palermo forse sapeva, di certo sospettava, sicuramente era arrabbiato con lui. Palermo, che vuole bene a Izzo e vuole proteggerlo, arriva al punto di cantargliene di tutti i colori: “…Perciò te ne feci andare a Trieste, ti ricordi o no quando il …inc., ti ricordi quando ti dissi: “tu a Napoli non ci devi stare” . Ti ricordi o no ?… ….. quando io ti dissi: “tu a Napoli non ci devi stare” e ti feci giocare con la Triestina, ti ricordi? … ….e perciò, hai capito o no; perciò io non ti volevo far restare a Napoli a te, a giocare ad Avellino, hai capito o no … …hai capito, grande “latrina”!!! sempre una “latrina” ti devo trattare…”.

L’intercettazione risale al 31 maggio 2014. Izzo sta giocando nell’Avellino e ha il telefono sotto controllo da un giorno. Gli irpini il giorno prima hanno buttato alle ortiche la possibilità di fare i playoff promozione perdendo a Padova, con una squadra già retrocessa. Il pm Maurizio De Marco sta indagando sui fratelli Umberto e Antonio Accurso, i boss della Vinella Grassi e i loro traffici nella droga e nelle estorsioni (Umberto Accurso verrà poi condannato all’ergastolo per alcuni omicidi), e si imbatte nelle manovre degli Accurso per combinare le partite Modena-Avellino e Avellino-Reggina, attraverso la mediazione di un ex calciatore-gioielliere, Luca Pini, e il capitano dell’Avellino, Francesco Millesi. Izzo avrebbe partecipato a due incontri preparatori in un ristorante con i camorristi, Pini e il compagno di squadra il 14 e il 20 maggio 2014. Al pm ne ammette solo uno, il primo, ma nega di aver discusso di vendere partite.

Ma torniamo alle intercettazioni. I tifosi dell’Avellino sono inferociti. Izzo non ha giocato, è febbricitante, non è stato nemmeno convocato e si trova a Napoli. Alle 14.30 riceve una telefonata da Fabio Pisacane, suo compagno di squadra (famoso per essere stato premiato dalla Fifa qualche anno prima per aver denunciato un tentativo di corruzione calcistica). Pisacane ha conosciuto uno degli Accurso, glielo ha presentato Izzo, ma si è subito sottratto ai tentativi di abboccamento. Sono trascorse alcune settimane. Pisacane avverte Izzo che una parte della tifoseria ce l’ha in particolare con lui.

Fabio: Pensa che dicevano: “…dove sta Izzo ? …lo devo uccidere” . Hai capito

Armando: Ma chi lo diceva… chi lo diceva ?

Fabio: I tifosi, Armando

Izzo si allarma. Mezz’ora dopo chiama il suo agente. Ha paura di ritorsioni, chiede consigli su come comportarsi coi dirigenti dell’Avellino. Palermo ascolta le preoccupazioni del ragazzo. E lo richiama quasi subito.

Paolo: Ma quando te l’ha detto sto fatto?

Armando: Fabio, mi ha chiamato… (…) ” …no, io te lo volevo… I tifosi ci hanno massacrato”; si voleva “apparare” perché ha fatto un paio di cagate ieri, ha giocato… Ha detto: “…no, i tifosi ieri ci hanno ucciso, ci hanno sputato in faccia perché abbiamo giocato “malamente” …così colà”; e poi lui ha detto vicino a me: ” ma Izzo dov’é, Izzo dov’é “

(…)

Paolo: Tu dove stai? Dove dormi ?

Armando: Io ora sono sceso a Napoli, Paolo, questa mattina

Paolo: Eh va bè… Perciò te ne feci andare a Trieste, ti ricordi o no quando il …inc., ti ricordi quando ti dissi: “tu a Napoli non ci devi stare” . Ti ricordi o no ?

Armando: (non capisce ndc) ti ricordi ?

Paolo: Quando io ti dissi: “tu a Napoli non ci devi stare” e ti feci giocare con la Triestina, ti ricordi?

Armando: Eh

Paolo: E perciò, hai capito o no; perciò io non ti volevo far restare a Napoli a te, a giocare ad Avellino, hai capito o no

Armando: Eh

Paolo:- lo sai dove ti porto l’anno prossimo ? (…)l’anno prossimo ti porto a mille kilometri di distanza da Napoli, a mille kilometri!!!

Armando:…ma portami dove vuoi tu, basta che mi porti a… (viene interrotto. ndc)

Paolo:- hai capito

Armando: Basta che me ne fai andare da qua

Paolo: Hai capito, grande “latrina”!!!! hai capito ? Solo così ti devo trattare, sempre una “latrina” ti devo trattare

Armando: Ma perché ?

Paolo: E lo sai perché; (impreca) …fai vedere pure: “perché ?”; lo sai perché

Armando: (con tono sottomesso ndc) e… perché Paolo, perché…

Paolo: Sei stronzo assai, sei un uomo di “sfaccimma” perciò!!!! (…) devi ringraziare che io ti voglio bene, hai capito o no…

I due poi prendono accordi su come prolungare la convalescenza con un certificato medico. Izzo obbedisce. In serata Palermo ritelefona per “rimproverare” il ragazzo per i suoi comportamenti: “Poi ci dobbiamo vedere un poco io e te “guagliò”, parliamo un poco… ….a me mi è sfumato, mi sta sfumando il sogno, il sogno mio lo sai qual era……mi hai “chiavato” una coltellata…”.

Il 2 giugno nuova intercettazione tra i due. Palermo parla come uno che ha compreso qualcosa di brutto e irriferibile. E ad Izzo lo fa capire con chiarezza. “…Tu fai la persona seria, comportati bene, non fare stronzate, non parlare con nessuno … non ti vedere più con quelle persone, assolutamente …va bene comunque… comunque io ti voglio dire solo una cosa … io non è che ti voglio dire ma ti voglio dire una cosa importante… a me mi hai ucciso, mi hai ucciso proprio… cioè un dispiacere che tu non hai proprio idea per esserti trovato in una tarantella del genere… non puoi immaginare…”…. “…non me lo aspettavo nemmai ne mo e ne mai una cosa del genere!!…”.

I carabinieri del Nucleo Investigativo diretti dal maggiore Alfonso Pannone riassumono così: Palermo gli ribadisce il suo punto vista cercando di far capire la gravità di ciò che era successo, situazione che potrebbe diventare anche di “dominio pubblico”, intimandogli non frequentare più alcune persone affinché non venga compromessa la sua carriera di calciatore”.

Palermo infine dice al telefono ad Izzo: “…eh allora se vuoi fare carriera mi devi stare a sentire a me, cioè non devi più pensare neanche pensarlo lontanamente di fartela con alcune persone, di parlare con alcune persone perché sennò tu sei morto, sennò tu veramente vai a lavorare dopo quello che è successo ….. ascolta il mio consiglio ascolta quello che ti dico io !.. …e’ successa una cosa grave adesso lo sai non lo sai è successo …. ed è grave!!… ….e nel calcio la gente parla hai capito… (…) cerca di fare esperienza di quello che è successo di non trovarti più in una situazione del genere… di non dare più confidenza a nessuno… di essere fuori dalla mischia, di essere una persona con una moralità alta…. , hai capito… di non scendere a compromessi….”.

Qualche anno dopo Izzo andrà davvero a giocare ‘a 1000 kilometri di distanza’ o quasi. A Genova. Dove è diventato uno dei migliori difensori del campionato. La giustizia sportiva gli ha inflitto sei mesi di squalifica, già scontati. Quella penale si sta muovendo ora.

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