Luke Tang è un giovane turista in vacanza a Venezia con la famiglia. I tre entrano per pranzo in una trattoria del centro, a due passi da piazza San Marco, e ordinano pesce fresco, ostriche e astici. Poi però arriva il conto: 526,50 euro. Una cifra che secondo Tang includerebbe piatti che i tre non avevano ordinato ma che gli erano stati portati comunque al tavolo, approfittando delle difficoltà linguistiche dei tre. Tra questi 20 ostriche crude e tre porzioni di pesci e molluschi alla griglia, tra cui alcuni astici. Tang racconta che quando hanno provato a contestare il conto al ristoratore, gli è stato risposto che erano le pietanze ordinate. Per questo ha deciso di scrivere una lettera al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro: “Non mi aspetto alcun rimborso – scrive Tang – ma vorrei attirare la vostra attenzione su un tale comportamento che rischia di rovinare la reputazione di Venezia”.

Non si è fatta attendere la replica del titolare del locale e  del cameriere che li ha serviti: “È stato portato loro quello che avevano richiesto – spiega il primo – ed i prezzi dei pesci, espressi per etto di peso, sono evidenziati in modo trasparente sul menù. Inoltre non hanno mandato indietro niente; se ci fossero stati piatti che non avevano ordinato potevano rifiutarsi di consumarli e non avrebbero pagato”. “Ricordo bene questi tre ospiti – afferma Paolo, il cameriere – e confermo di aver servito solo quello che mi hanno richiesto: il ragazzo, che accompagna i suoi genitori, mi ha domandato di poter aver del buon pesce fresco, e dopo la prima portata (le ostriche) ha aggiunto che avevano ancora fame, chiedendo dei primi, sempre di pesce. Al termine hanno detto di aver ancora appetito, chiedendomi consiglio per una seconda portata. A quel punto ho mostrato loro alcune specialità fresche presenti nel nostro espositore, e il cliente ha scelto pesci e molluschi per una grigliata. Il prezzo era conseguente. Nessuno dei tre ha lasciato niente sul piatto“.

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