Venti minuti di faccia a faccia tra Renzi e il presidente della commissione bicamerale d’inchiesta Casini. Che ci mettono pure la foto ricordo. Se c’era un modo per incendiare ulteriormente il pentolone delle banche il segretario del Pd Matteo Renzi non se l’è fatto sfuggire. A Firenze oggi, in una sede istituzionale come il Consiglio regionale della Toscana è andato in scena un incontro ad altissimo rischio perché non molti sono disposti a credere che ruotasse davvero attorno alla presentazione di un libro su Giorgio La Pira, ex parlamentare dc ed ex sindaco di Firenze morto nel 1977. Incontro per altro a porte chiuse sul quale gli stessi protagonisti non hanno fatto chiarezza, mentre fuori arrivavano conferme e infuriavano le polemiche. Perché? Perché Casini presiede la commissione che Renzi da subito vuol orientare contro i vertici di Bankitalia, mentre le opposizioni sono assai più interessate a far luce sul dissesti e salvataggi delle banche, su tutte quella Banca  Etruria che fa rima con Boschi?Dopo l’incontro con Casini, Renzi ha lasciato la sede del Consiglio  senza dire niente. “Devo fare la spesa”, ha scherzato. “Come è andato l’incontro con Casini? Tutto benissimo” ha aggiunto Renzi che conversando con il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, gli ha confidato come il “faccia a faccia” odierno con Casini si è reso necessario sia per il lavoro che quest’ultimo sta svolgendo in commissione banche ma anche in vista delle coalizioni che la legge elettorale Rosatellum, varata dal Capo dello Stato, esige che vengano fatte e che interessano anche il Pd.

Le opposizioni fanno due più due e vanno all’attacco, ipotizzando che l’incontro – inopportuno di per sé, sostengono – possa aver prodotto uno scambio di reciproci favori tra l’uomo che il Pd ha voluto a capo della commissione tra mille polemiche (che già la bollava come “inutile”) e il numero uno del partito in cerca di alleati in vista del voto. Una “convergenza di interessi” sospetta. “Cosa fa Casini, che è chiaramente abituato culturalmente a trattare su tutto sottobanco, ma soltanto con le persone che per lui contano?”, accusa un comunicato dei membri M5S dell’organismo bicamerale. “Si fa dettare un’agenda della commissione a uso e consumo del segretario Pd? O passa all’incasso, dati i suoi servigi, in vista delle prossime elezioni? Un’istituzione che si sta trasformando in una specie di talk show, perde di giorno in giorno credibilità soprattutto per i metodi di conduzione di un presidente che, come abbiamo denunciato dall’inizio, è funzionale a garantire il sistema di cui Renzi è solo un finto avversario, ma reale beneficiario”, concludono. La replica di Casini arriva in serata: “I 5 stelle stiano sereni: se ci fosse stato qualcosa di riservato non avrei visto Renzi davanti a centinaia di persone”.

Anche Sinistra Italiana va all’attacco: “Trovo allucinante che il segretario non parlamentare del PD incontri in via riservata il Presidente della Commissione Banche Casini e all’uscita faccia trapelare che si sia discusso dell’attività della Commissione stessa e insieme di alleanze e liste elettorali. Che metodi sono questi? Dov’è il rispetto minimo per la credibilità delle istituzioni? Praticamente siamo ai pizzini mediatici”. Lo afferma il deputato  Giovanni Paglia, componente della commissione di inchiesta sulle banche.

Di sicuro l’incontro non serve a distendere i nervi su una partita che si annuncia da sempre come cruciale nella campagna elettorale alle porte e che per ora ha visto sopratutto gli organi di vigilanza (Consob e Bankitalia) scontrarsi tra loro ma presto dovrà affondare il coltello per ricostruire il reale ventaglio di responsabilità (tecniche, politiche). E qui la grandezza della lente come la durata dell’osservazione farà la differenza, come dimostrano le polemiche con il presidente Grasso sul termine dei lavori in caso di scioglimento delle Camere. Che il tema sia molto caro a Renzi si sa, e lo dimostra il grado di attenzione che riserva ai lavori della Commissione. Giusto ieri l’ex premier, su Facebook, aveva commentato l’esito delle audizioni esprimendo ancora una volta le sue perplessità sul funzionamento del sistema di vigilanza. “Noi diciamo che troppe cose non hanno funzionato, e già ieri, nell’audizione di Banca d’Italia e Consob a proposito delle banche popolari venete, è emerso con chiarezza – almeno nella parte della discussione pubblica – che il sistema tecnico di vigilanza e controlli non sempre è stato all’altezza”, ha scritto Renzi.  A dimostrazione che quello è il tasto che intende battere. Nella speranza che la commissione lo segua.

 

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