La mitragliatrice aveva appena iniziato a far soffiare il suo vento di morte. Da destra a sinistra o da sinistra a destra o tutt’e due. Come sarebbe successo a Marzabotto, come sarebbe successo a Sant’Anna di Stazzema, come sarebbe successo decine e decine di volte, da Sud a Nord, fino al 25 aprileVirginia aveva 7 anni: la sua mamma la teneva stretta, addosso, nascosta tra le gonne, i cappotti, altri stracci della gente ammassata in un angolo del loro paese. Fu proprio la mamma di Virginia ad essere trafitta ai primi giri di mitra contro gli abitanti di Pietransieri, frazione di Roccaraso, sull’Appennino abruzzese. Virginia cadde insieme al corpo senza vita della mamma, anzi sotto al suo corpo. Nascosta da uno scialle, immobile. Mentre i tedeschi sparavano ancora, mentre le urla non finivano mai. Finché “non si sentivano neanche più gli uccelli” ha raccontato una volta Virginia Macerelli, che oggi ha 81 anni. “Io dopo le prime scariche di mitra, che falciarono mia mamma e mio papà, finii sotto i loro corpi che mi protessero. Così mi sono salvata, ancora una volta grazie alla protezione dei miei genitori”. E’ l’unica superstite, l’unica testimone diretta dell’orrore. “Avevo alzato la testa quando ero ancora sotto a mamma ed avevo visto mio fratello che mi stava vicino. Mi ha detto: Virginia, è morta mamma? Io gli risposi di sì. Era morta sull’istante, l’avevo morta su di me. Mio fratello aveva un buco fatto con la mitragliatrice. Un buco da parte a parte che gli aveva trapassato un occhio. Poi, dopo che gli avevo risposto, abbassò la testa e morì anche lui…”.

Ieri il piccolo tribunale di Sulmona, in provincia dell’Aquila, ha dichiarato la grande Repubblica Federale di Germania – colpevole di quella strage, l’eccidio dei Limmari, dal nome dei boschi vicini. Il giudice Giovanna Bilò ha riconosciuto anche un risarcimento di 1,6 milioni di euro al Comune di Roccaraso e di circa 5 milioni a gran parte degli eredi delle vittime.

nazisti tra il 16 e il 21 novembre 1943 trucidarono 128 persone inermi, di cui 60 donne, molti anziani e 34 bambini al di sotto dei 10 anni, uno dei quali di appena un mese. Non ci fu una ragione precisa. Solo il sospetto che la popolazione sostenesse, nascondesse, aiutasse i partigiani. Nessuna prova. Eppure i tedeschi avevano lanciato avvertimenti per giorni. “Tutti coloro che si troveranno ancora in paese o sulle montagne circostanti saranno considerati ribelli e ad essi sarà riservato il trattamento stabilito dalle leggi di guerra dell’esercito germanico” fece scrivere Kesselring su un manifesto. Messaggi che gli abitanti delle frazioni di Roccaraso fecero cadere perché vivevano già in casali distribuiti nelle radure di quella parte d’Abruzzo, in condizioni modestissime. Insomma: non sapevano dove altro andare.

I tedeschi così decisero di farli fuori, di farne fuori il più possibile, anche se molte delle vittime non potevano essere considerati certo un pericolo. I soldati erano guidati dal maggiore Wolf Werner Graf von der Schulenburg, che aveva già dato prova del suo “coraggio” due mesi prima, il 21 settembre, a Matera, la prima città insorta contro l’alleanza nazi-fascista. Prima di abbandonare la città il maggiore Graf von der Schulenburg ordinò di far saltare in aria il palazzo della Milizia che nel frattempo era diventato prigione: morirono in 15, in trappola come topi. A Pietransieri, invece, dopo gli avvertimenti, l’ufficiale comandò ai suoi prima di accanirsi sul bestiame, abbattuto a colpi di mitra e abbandonato. Poi, al pari delle bestie, toccò agli abitanti inermi.

“La verità – spiega il giudice Bilò nelle motivazioni – è che una simile strage fu resa possibile proprio dalla sistematica accondiscendenza, quando non dalla sollecitazione, da parte dei vertici dell’esercito tedesco di tali atti di assassinio, sterminio, deportazione e violazione della vita privata ai danni della popolazione civile e con il dichiarato fine di contrastare qualsivoglia pericolo alla supremazia tedesca”. Lo sterminio degli abitanti di Pietransieri fu, “più cinicamente, lo strumento attraverso il quale l’esercito tedesco, intimorito dall’avanzare delle avanguardie alleate, fece piazza pulita dei civili ancora presenti nella fascia di sicurezza”. I tedeschi avevano paura degli agguati dei partigiani e così anticipavano le loro rappresaglie. Arrivando ad ammazzare donne, vecchi, bambini.

Così il tribunale di Sulmona si mette sulle spalle un po’ della responsabilità che l’Italia in questi settant’anni non ha mai avuto la capacità e la voglia di prendersi. Prima voltando verso il muro un armadio che conteneva 700 faldoni su tutte le peggiori azioni dei nazisti nei confronti degli ex alleati italiani. Poi portando a compimento inchieste solo su metà di quei fascicoli (spesso per mancata accuratezza) lasciando fuori per esempio gli eccidi dei soldati italiani nei Balcani e nelle isole della Grecia. Infine non facendo eseguire le pene inflitte agli ufficiali tedeschi rimasti in vita condannati per aver partecipato alle stragi in Italia.

Per Francesco Di Donato, giovane sindaco di Roccaraso (che tra due settimane ricorderà l’eccidio), sono “decisioni coraggiose ed esemplari”. La strage di 74 anni fa, dice, per il suo paese è una “ancora una ferita aperta”. “Una sentenza significativa – aggiunge Monica Oddis, la sua vice ma soprattutto avvocato nel pool di legali che hanno intentato la causa con Lucio Olivieri e Claudia Di Padova – che va oltre l’aspetto economico, che non cancella il dolore per questa strage terribile ma che ci aiuterà a progettare nuove iniziative per trasferire alle nuove generazioni un messaggio di memoria e di pace”.

L’eccidio dei Limmari fu una delle prime stragi di civili di oltre 400 compiute dai nazisti, spesso con la complicità dei fascisti locali, avvenute tra il 12 agosto 1943 quando i tedeschi fecero strage a Castiglione di Sicilia, in provincia di Catania, e il giorno della Liberazione, il 25 aprile di due anni dopo. Un’escalation che aumentò di ritmo e di delirio dal giorno dell’anomalo armistizio firmato dal nuovo capo del governo Pietro Badoglio, l’8 settembre 1943, e soprattutto con l’avanzata degli alleati da Sud e la ritirata della Wehrmacht e delle Ss, con relativa scia di sangue. Alla fine, con un conto approssimativo, si calcola che le vittime civili di quelle stragi sono state almeno 15mila.

Quello per la strage di Pietransieri è stato un processo diverso da quelli – penali e militari – celebrati nei confronti di decine di soldati della Wehrmacht e delle Ss dai tribunali italiani, soprattutto quello di La Spezia. In quel caso furono pronunciate numerose condanne all’ergastolo per sottufficiali e altri militari. Ma le sentenze non sono mai state eseguite perché la Germania o ha ignorato le richieste di esecuzione o non ha dato l’ok per l’estradizione.

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