Siamo alla fine di ottobre, mese dedicato alle donne e alla prevenzione del cancro al seno. Tante le iniziative per non far passare in secondo piano un aspetto importante della salute femminile. E soprattutto per non far abbassare la guardia sia alle protagoniste, sia a chi si deve occupare della prevenzione di questa malattia. Ottobre è considerato, dal 1989, il mese per la lotta al cancro al seno. Qualche anno fa raccontai del Manifesto rosa di Ventotene, l’isola ponziana famosa per l’altro manifesto, quello europeo. Non parlammo, infatti, di esilii e confini, ma di un logo che raffigura la speranza di vita e nato per caso alla vista di una nave rosa che solcava l’orizzonte di quello splendido mare.

Da lì l’idea di far partire un nuovo manifesto, quello che si occupa della salute della donna e della prevenzione di malattie invalidanti, come può essere il cancro al seno, venne al dottor Fabio Ricci, senologo al Santa Maria Goretti di Latina e al dottor Alessandro Rossi, presidente della sezione Lilt pontina. Una iniziativa importante che si accompagna ormai a tante altre, in cui le protagoniste sono sempre loro, le coraggiose donne in rosa.

Sul lago di Sabaudia, infatti, presso il centro remiero della marina militare, si è tenuto il primo trofeo nazionale Lilt Dragon Boat. L’evento, organizzato dalla sezione provinciale Lilt sempre di Latina, ha avuto un grosso consenso e un’ampia partecipazione di donne provenienti da varie città: Firenze, Bari, Palermo, Torino, Empoli, Bergamo, Roma Eur, Castelgandolfo, Treviso, Cagliari e hanno trascorso insieme una meravigliosa giornata “pagaiando”. “Pagaiando insieme vinciamo il tumore” era lo slogan. Pare infatti che facendo quel movimento si prevenga il linfedem che è l’ingrossamento del braccio causato dallo svuotamento ascellare dei linfonodi. Ma l’attivismo delle donne non finisce qui. Tante le piazze delle città addobbate di rosa da donne che “tricottano”. Per mesi si incontrano, si ritrovano e lavorano, lavorano e lavorano con ferri e uncinetto, montagne di filato rosa per poi bombardare le città dei loro lavori, uno yarm bombing, di farfalle, braccialetti, cappellini, strisce chilometriche per ricoprire alberi, insomma una fantasia sfrenata che cambia le città per un mese. L’attenzione è catturata. E questo conta.

Curare il cancro al seno, dunque è un diritto universale, afferma Fabio Ricci, senologo e attivo volontario della Lilt pontina. Dopo aver ideato il Manifesto rosa di Ventotene, ecco la “Magna Charta Rosa”. Emblema storico, la Magna Charta, della rivendicazione dei diritti degli oppressi. Rosa perché la donna aggredita dal tumore deve trovare la forza di uscire dallo stato di paura e inferiorità. E’ importante, dice Ricci, avviare una grande collaborazione tra malati, operatori sanitari, istituzioni e società civile al fine di riaffermare con la stessa valenza di quella Charta, l’inviolabilità dei diritti individuali, rispetto ad ogni arbitrio di potere. Di fatto, un moderno “contratto sociale” per il diritto alla salute delle donne. Un diritto naturale, universale, indivisibile, inalienabile.

Una sorta di Manifesto, torna ancora questa parola, ancor più piena di significato, che sia pro-salute pubblica, per ribadire le improrogabili urgenze e garantire le migliori possibilità di cura. Ma anche di rassicurare le donne per aiutarle a superare l’oppressione e l’incubo della malattia al seno, sostenendole con spirito solidale. Efficienza sanitaria, dunque, e sostegno morale mediante una solida confederazione umanitaria, questa la giusta ricetta.

Foto tratta dalla pagina Facebook Lilt nazionale

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