È una storia che sa di altri tempi e zone rurali remote. Un duplice omicidio scatenato dai litigi legati ai pascoli, pecore che sconfinano i terreni dove, a causa della siccità, la vegetazione è sempre più scarsa. È quello avvenuto nelle campagne di Chivasso, in provincia di Torino, il 24 ottobre scorso: due pastori romeni sono stati uccisi, la roulotte su cui vivevano durante la transumanza incendiata. Per quelle morti stamattina all’alba i carabinieri della Compagnia di Chivasso, guidati dal capitano Luca Giacolla, hanno fermato quattro persone indiziate di omicidio doloso plurimo in concorso.

Si tratta di tre dei sette fratelli Bergero Daniele, Piero e Romano, figli di un importante allevatore della zona, e un loro collaboratore, Alex Bianciotto. Secondo la ricostruzione degli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore di Ivrea Giuseppe Drammis, i due pastori romeni, Doru Constantin Olaru, 28 anni e Costel Cornel Calinciuc, 38 anni, accudivano quasi mille pecore per conto di Franco Pognant, altro allevatore della zona, e la sera di una settimana fa sono stati raggiunti da quattro persone che prima hanno incendiato la loro roulotte, poi li hanno inseguiti nei campi e infine li hanno colpiti a morte con un oggetto contundente, forse un bastone (ma le armi del delitto non sono ancora state trovate). La mattina del 24 uno dei loro datori di lavoro li aveva raggiunti per portargli da mangiare, non li ha trovati e ha dato l‘allarme. Nel giro di poco tempo i carabinieri hanno trovato i loro cadaveri molto distanti dalla carcassa della roulotte data a fuoco.

L’inchiesta si è subito indirizzata verso il mondo dei pastori, degli allevatori e delle dispute sullo sfruttamento dei pascoli. I militari hanno così scoperto anche i due, insieme a uno dei Pognant, avrebbero aggredito il più piccolo dei sette fratelli Bergero alcuni giorni prima, sempre per questioni legate al pascolo. Litigi nati per via delle greggi che, durante la loro transumanza, sconfinano nei terreni che spettano ad altri, “futili motivi”, dicono i carabinieri. Per gli investigatori sarebbe stata quindi una vendetta nata nell’ambito delle dispute tra allevatori e pastori questo duplice omicidio che il comandante provinciale dell’Arma ha definito “connotato da una particolare ferocia”.

A distanza di sei giorni i presunti responsabili sono stati individuati e fermati. Se la scorsa settimana i Bergero, sentiti dai carabinieri come persone informate sui fatti, hanno negato ogni loro coinvolgimento, stamattina dopo il fermo si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Entro 48 ore il tribunale di Ivrea dovrà stabilire se convalidare il fermo dei quattro.

Articolo Precedente

Omicidio Vannini, il processo è iniziato. Ma gli scenari sono imprevedibili

next
Articolo Successivo

Catania, uccise la figlia per “vendetta” nei confronti della moglie: condannato all’ergastolo

next