Il Senato ha approvato la legge dei nominati con 214 sì e 61 no. E’ legge il testo che riforma il sistema di voto, frutto dell’accordo a quattro e di due via libera a suon di fiducia. La mattina si è aperta con il discorso del plurimputato Denis Verdini che ha omaggiato se stesso e Ala per il ruolo fondamentale nel far passare questo e altri provvedimenti dell’esecutivo. L’ex coordinatore del Pdl ha rivendicato il ruolo dei suoi di “salvatori” dei governi di Renzi e Gentiloni e ha annunciato: “Noi voteremmo e avremmo votato la stepchild, il biotestamento e lo Ius soli“. Un modo per confermare quanto su alcuni temi i verdiniani siano “integrati” con la maggioranza (più di Ap) e quanto, viceversa, sono anche fondamentali in un Parlamento che dal 2013 non ha mai avuto una maggioranza “coerente”.  Nelle stesse ore, mentre il Rosatellum superava l’ultimo ostacolo, Matteo Renzi, in viaggio sul suo treno, ha smentito ancora una volta ogni inciucio: “Non c’è nessuna nuova maggioranza”. Forse perché Ala c’è sempre stata. Di sicuro, senza i 16 senatori di Mdp (uscito definitivamente dalla maggioranza), il governo avrà qualche problema di calcolatrice nella sessione di bilancio. Chi si è rifiutato di ascoltare Verdini, invece, sono stati i 5 stelle che hanno deciso di uscire dall’Aula in segno di protesta.

di Alberto Sofia

Il sì di Napolitano, il no di Monti
A favore della legge si sono espressi Pd, Forza Italia, Lega Nord, Alternativa Popolare, le Autonomie linguistiche e altri gruppuscoli del Misto e di centrodestra. Contrari i “soliti” 61 che si sono sempre opposti – anche nelle votazioni di fiducia di ieri – al Rosatellum: M5s, Mdp e Sinistra Italiana. Tra i contrari anche Maurizio Sacconi, iscritto al gruppo Ap ma rappresentante in Parlamento di Energie per l’Italia, il movimento di Stefano Parisi. Ma anche Claudio Zin, il presidente del Maie, il Movimento degli italiani all’estero, finora vicino alle posizioni renziane del Pd. Tra i senatori a vita hanno votato sì, come annunciato, Giorgio Napolitano (“per garantire la stabilità”) e il premio Nobel Carlo Rubbia (che aveva espresso il sì anche ai cinque voti di fiducia), mentre ha votato no Mario Monti. Elena Cattaneo e Renzo Piano non hanno partecipato alla votazione perché in congedo o in missione.

Verdini: “Noi sempre in maggioranza”
Ecce homo, esordisce Verdini. In questo dibattito, dice, è stato “da chi tirato per la giacca, da chi evocato, da chi insultato. A chi mi insulta non rispondo, perché voglio parlare solo ed esclusivamente di politica”. Intanto il merito, il Rosatellum: “Non è un colpo di mano né tanto meno un golpe – certifica – Le parole in politica sono pietre e andrebbero soppesate prima di gettarle nelle arene popolari. Questa non è la migliore legge elettorale perché leggi perfette non esistono, ma è la migliore possibile in questo momento storico e in questo Parlamento. Dicono che sia figlia mia, diciamo che è mia nipote“.

Il discorso di Verdini è un attacco a chi ha criticato Ala ogni volta che si è espressa a favore dell’esecutivo, ma anche ai membri della maggioranza che non riconoscono il loro ruolo. Almeno pubblicamente: “Noi eravamo in maggioranza“, ha detto, “ci siamo stati e ci saremo fino all’ultimo giorno della legislatura. Rivendico con orgoglio tutto quello che abbiamo fatto, il ruolo di supplenza che abbiamo svolto ignorando gli stupidi strali che ci arrivavano quotidianamente. Avremmo votato anche la stepchild così come voteremo il testamento biologico se arriverà in Aula e abbiamo contribuito con orgoglio anche al mantenimento dei conti pubblici. Ius soli? Lo voteremmo domani”. Verdini ha anche smentito di volersi candidare all’estero: “Sui collegi all’estero ho sentito tante falsità: non so se mi candido, ma se lo farò, accadrà in Italia”.

Per Verdini questo è il famoso “appoggio fantasma” di cui tutti parlano: “Un tempo esisteva l’appoggio esterno al Governo, adesso c’è l’appoggio fantasma creato apposta per noi. Perché lo sanno tutti che qui dentro non c’è mai stata una maggioranza politica”. Quindi la responsabilità: “C’è chi è stato responsabile a fasi alterne, noi abbiamo cercato di esserlo sempre. A chi dice oggi che si è realizzata una nuova maggioranza – con l’uscita di Articolo 1 e con il nostro ingresso – vorrei dire che non è vero perché noi c’eravamo, ci siamo stati e ci saremo fino all’ultimo giorno della legislatura. Certo, siamo quattordici ministri senza portafoglio. E lo rivendichiamo!”. 

Quella di Verdini è una sfida aperta alle minoranze interne al Pd, alle resistenze interne alla maggioranza, ai fuoriusciti di Mdp. “La nostra scomoda presenza – prosegue – ha sterilizzato i massimalismi postcomunisti e gli integralismi cattolici che vivono ancora con la testa nel passato e i piedi nel trapassato condizionando la vita dei loro partiti. Io ho molto rispetto per la sinistra e per la sua storia. Pertanto tutto ciò che è stato detto nei miei e nei nostri confronti lo valuto soltanto politicamente, perché al di là dei retaggi e delle nostalgie, in fondo rispetta la politica e le idee. E capisco l’amarezza dei bersaniani che forse però dovrebbero rivolgere prima di tutto a se stessi, ai tempi nuovi che non comprendono e all’errore di rivendicare la propria storia senza averci mai fatto i conti fino in fondo”. L’appoggio esterno di Ala, dunque, non è che un problema di aritmetica: “Questo consente di rivendicare con orgoglio, tutto quello che abbiamo fatto, a partire dal ruolo di supplenza politica che abbiamo svolto tutelando la stabilità e l’interesse del Paese ogni volta che un provvedimento ci è sembrato andare nella direzione giusta”.

M5s esce dall’Aula: “Spettacolo indecente”
I grillini hanno deciso di abbandonare l’Aula durante l’intervento del senatore Verdini. “E’ uno spettacolo indecente”, ha detto Vito Crimi, “vedere l’Aula del Senato che ascolta l’intervento di Denis Verdini, venuto oggi a raccogliere gli applausi per il suo capolavoro politico che consegna il Paese alla coppia Renzi-Berlusconi. Noi a questa vergogna non partecipiamo, per questo siamo usciti dall’Aula”. Secondo Crimi è proprio Verdini uno dei principali responsabili del Rosatellum: “Il regista di questa legge elettorale è Verdini e suo e dei suoi uomini è il sostegno che permette l’approvazione del Rosatellum. Hanno messo le regole del gioco della democrazia in mano a un uomo plurimputato e re dei cambi di casacca”.

Zanda: “Ora il governo metta la fiducia sullo Ius Soli”
Chi ha rivendicato la “bontà” della legge elettorale è il capogruppo dem Luigi Zanda. “Il voto di oggi dividerà l’Aula tra chi vuole che si vada a votare non con una legge del Parlamento, ma con gli effetti di due sentenze della Corte Costituzionale, e chi al contrario vuole un’unica legge, in modo che le due Camere abbiano una composizione omogenea”. Ma non solo, Zanda ha anche parlato degli aspetti positivi del testo. Questa legge “che prende il nome dall’onorevole Rosato favorisce la rappresentanza dei territori e la formazione di quelle coalizioni che servono ai partiti per rafforzare i legami politici. Con i collegi uninominali e quelle liste di soli quattro candidati che la Corte ha suggerito per renderli identificabili, la legge tiene insieme le caratteristiche del proporzionale e del maggioritario”. Per Zanda il provvedimento “è il frutto di un delicato lavoro di mediazione politica tra forze di maggioranza e di opposizione, forze molto diverse e con interessi diversi. È naturale che una volta trovato un punto di equilibrio, modificarne singole parti, come era stato richiesto, avrebbe potuto far naufragare la legge. In Parlamento, quando si fanno delle proposte sarebbe bene che chi le avanza spieghi bene da quale nuova maggioranza verrebbero approvate. Diversamente, è solo ordinaria propaganda”.

Zanda ha anche, indirettamente, risposto alla provocazione di Verdini che annunciava la disponibilità a votare a favore dello Ius soli: “Dopo aver trovato una maggioranza certa, accoglierei con favore la decisione del Governo di porre la fiducia sulla proposta di legge sullo Ius soli”.

Renzi: “Quando Verdini è stato decisivo per le Unioni civili non vi siete scandalizzati”
Renzi intanto sminuisce. E alla domanda se si possa parlare di una nuova maggioranza Pd-verdiniani, ha risposto: “Assolutamente no”, ha detto in collegamento con Radio Capital dal treno Destinazione Italia fermo alla stazione di Ariano Irpino mentre al Senato prende il via la seduta durante la quale arriverà il via libera finale alla nuova legge elettorale. “Quando Verdini è stato decisivo nel voto sulle unioni civili non siete stati così scandalizzati. Vi stupite che sulla legge elettorale ci sia un accordo con Fi e Lega ma la legge elettorale si vota con chi ci sta, anche con le opposizioni, ci abbiamo provato anche sulle riforme costituzionali, prima che Berlusconi cambiasse idea”.

Quanto alla raffica di fiducie sulla riforma, secondo il segretario Pd “ha scelto il presidente del Consiglio, è ovvio che sia così”, “non ci sono state pressioni” e il solo “pensare che subisca pressioni, credo che sia offensivo per Gentiloni”. Con il presidente del Consiglio, chiosa Renzi, “c’è massima stima, rispetto, amicizia personale e condivisione politica molto forte, questo non vuole dire che non ci siano opinioni diverse”.

Ma a tirare la manica al segretario Pd ora è Dario Franceschini, con il vecchio cavallo di battaglia della coalizione: “Ora c’è una legge elettorale con collegi a turno unico che impone una coalizione. La destra l’ha già, noi dobbiamo (ri)costruirla in fretta”.

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