Cinema

Shining, torna al cinema il capolavoro di Stanley Kubrick (che a distanza di anni fa ancora “arrabbiare” Stephen King)

Dal 31 ottobre al 2 novembre il capolavoro del regista newyorkese torna al cinema

di Claudia Rossi

Un edificio isolato. La località più vicina, Sidewinder, a 65 chilometri in direzione est. La strada per raggiungerla chiusa al traffico da fine ottobre ad aprile, quando la neve cade in abbondanza. Perché l’Overlook hotel si trova in un punto sperduto e remoto nelle montagne del Colorado. “Un gatto delle nevi che procedesse alla massima velocità sarebbe in grado di arrivare a Sidewinder in un’ora e mezzo… Chissà. Un elicottero del servizio di soccorso potrebbe raggiungere l’albergo in tre ore, in condizioni ottimali”. Così nella descrizione che Stephen King ne fa in The Shining, capolavoro thriller-horror uscito quasi quaranta anni fa.

La storia si svolge appunto all’Overlook hotel ed è quella di Jack Torrance, scrittore fallito ed ex alcolista con seicento dollari su un libretto di risparmio, una Volkswagen scassata del 1968, una moglie, Wendy, e un figlio, Danny. Disperato, in crisi, bisognoso di un cambiamento, Jack trova lavoro all’Overlook come custode invernale. Un’occasione, pensa lui, per finire il libro al quale sta lavorando e per tenere alla larga il demone dell’alcool. Peccato che di demoni all’Overlook ce ne siano altri. Difficile combattere con tutti. Basterebbe sapere che il guardiano precedente, tale Grady, in quelle stanze ci ha ammazzato le sue figlie usando un’accetta, e ci ha ammazzato pure sua moglie (con una doppietta) e poi ci si è tolto la vita. Jack in effetti lo sa, che le cose sono andate così. Ma accetta lo stesso di trasferirsi all’Overlook, con la sua famiglia. Non ha scelta. E fa la scelta peggiore.

Le pagine di King raccontano una storia che è nell’immaginario di tutti anche perché, qualche anno dopo la pubblicazione del libro, Stanley Kubrick decise di farne un film, diventato più popolare – se possibile – del libro stesso. Un film che torna nelle sale il prossimo 31 ottobre e solo per tre giorni.

Simili ma non identici, per i fan dello scrittore americano il lungometraggio di Kubrick non sarebbe potuto esistere se non fosse stato per quello che King ha messo nero su bianco. Eppure, a Kubrick certe cose del libro non piacquero affatto. Il finale, per esempio. Perché lui “quel tipo di horror non voleva dirigerlo”. Così lo cambiò, e cambiò un mucchio di altre cose. Alcune con soddisfazione di King (poche, a dire la verità). Altre suscitando il disappunto dello scrittore. La scelta di dare a Jack Torrance la faccia di Jack Nicholson per esempio, scontentò il King del Maine. “Nel libro c’è un vero e proprio arco narrativo nel quale Jack Torrance è una brava persona e solo poi, lentamente, si muove in questo posto nel quale perde il senno. Quando ho visto il film, ho trovato Jack completamente pazzo dalla prima scena”, ha scritto poco tempo fa in un tweet, sottolineando come nel libro la pazzia di Torrance si faccia strada con lentezza. Una critica secca, che a dire la verità non trova sponda nel pubblico. La faccia di Jack Torrance/Nicholson è un’immagine iconica, indimenticabile, scolpita nell’immaginario di chiunque abbia visto il film. Alzi la mano chi non lo vede, ora, mentre legge, comparire davanti agli occhi con i capelli arruffati, il maglione infeltrito, gli occhi di chi guarda dritto nel pozzo nero della follia.

Kubrick e King se ne sono dette di santa ragione, per anni. Con il libro sempre lì, ben piazzato nella sezione “thriller-horror” delle librerie di tutto il mondo, e il film in prima fila nelle cineteche di ogni appassionato. Impossibile decidere chi tra i due abbia ragione, se sia migliore il libro oppure il film. Perché si tratta di due capolavori, legati a doppio filo. Capolavori che, come sempre accade con i classici, hanno influenzato altri libri, film, e pubblicità, videoclip, copertine di giornali, di dischi, e tutto quanto riguardi la cultura pop contemporanea. Classici, perché capaci di esercitare “una influenza particolare sia quando si impongono nella memoria come indimenticabili, sia quando si nascondono nella memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale”. Classici, come quei libri e quei film che a rileggerli, o a rivederli, raccontano ogni volta qualcosa di nuovo. Per provarci con il lungometraggio di Kubrick basta andare al cinema, dal 31 ottobre al 2 novembre (sale Uci). Per fare la prova con il libro di King, invece, bisogna mettersi lì, seduti comodamente in poltrona, e iniziare a leggere.

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