Prima lo scoppio dello scandalo Weinstein, poi le prime denunce da parte di alcune eurodeputate. Il Parlamento Europeo ha deciso in quattro e quattr’otto: bisogna approvare una risoluzione per “combattere molestie ed abusi sessuali nell’Ue”. Ma ai colleghi del Pe il tema non sembra interessare. Al momento del dibattito, durante la plenaria a Strasburgo del 25 ottobre, l’aula è semivuota.

Gli interventi in aula
Una quarantina gli interventi in aula, perlopiù di eurodeputate. L’assemblea deve arrivare ad un testo di compromesso da approvare domani, 26 ottobre, con cui chiedere alla Commissione come l’Unione stia affrontando la lotta contro gli abusi sessuali e come stia aiutando e proteggendo le vittime. Per Barbara Matera (Fi), si parla di “una tematica che affligge profondamente l’Unione europea e le sue istituzioni. In seguito al caso Weinstein molte donne hanno finalmente avuto il coraggio di denunciare molestie e abusi subiti, perfino tra queste mura, troppo spesso”. La britannica Julie Girling (Conservatori e Riformisti Europei) si è offerta di dare un lavoro nel suo ufficio alle assistenti che dovessero perdere il posto dopo avere fatto una denuncia. “Abbiamo sentito tutti le storie e i rumor andati avanti per molti anni – ha detto Margot Parker dell’Ukip – Il luogo che pretende di legiferare contro questo genere di comportamento disgustoso sta chiudendo gli occhi di fronte a questa pratica. L’idea che eurodeputati o funzionari usino le loro posizioni di potere per perpetrare abusi è vergognosa e inaccettabile”. Parker ha anche detto di aver chiesto chiarimenti all’ufficio di presidenza su 15 presunti casi di denunce di molestie sessuali a carico di eurodeputati. Ma dall’ufficio stampa dell’Europarlamento ribadiscono che ad oggi il comitato istituito ad hoc per occuparsi di eventuali denunce non ha ricevuto alcuna segnalazione.

Le denunce
Proprio mentre i – pochi – colleghi riuniti a Strasburgo stanno discutendo la risoluzione, dodici eurodeputate hanno mandato una lettera di denuncia indirizzata al presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani e agli altri membri dell’assemblea. “Anche noi siamo stati vittime o testimoni di abusi, dai commenti e dai comportamenti sessisti a molestie e aggressioni sessuali, da parte di eurodeputati o staff del Parlamento – si legge nella lettera, sottoscritta ad ora da una trentina di rappresentanti di vari gruppi – Non è legale essere molestati in ascensore, nei corridoi o durante una missione“.

La prima a parlare era stata Margot Wallström, ministro degli Affari esteri svedese ed ex membro della Commissione europea. Al suo racconto era seguito quello della collega alle Pari opportunità Asa Regnér. Entrambe hanno raccontato di episodi di molestie che vedono protagonisti leader Ue di cui non hanno fatto il nome. Da lì l’appello della capogruppo dei Verdi all’Europarlamento, Ska Keller. “L’Ue metta per iscritto cosa vuole fare”, ha detto.

Anch’io sono stata vittima di abusi sessuali e quello che fa male è continuare a vedere questa persona potente che continua a fare quello che ha sempre fatto” ha denunciato l’eurodeputata svedese dei Verdi Linnea Engstrom. “Adesso invece – ha detto prendendo la parola durante il dibattito sulle molestie – finalmente possiamo esternare queste memorie così dolorose, possiamo rompere il silenzio. Mi piacerebbe che dessero l’esempio anche molti più uomini”.

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