Fuori sei Airbus per il medio raggio e dentro un Boeing 777 serie 300 per il lungo. Cambia fisionomia la flotta Alitalia proprio in un momento cruciale della sua esistenza di azienda commissariata. Sono tre gli snodi in cui si inserisce la marginale ridefinizione della flotta. Il primo è legato alla stagionalità: l’inverno che per tutte le compagnie del mondo è periodo di magra a causa del calo fisiologico del numero di passeggeri, per Alitalia è un passaggio molto più a rischio. Il secondo è la cassa integrazione che aumenterà da novembre di altre 400 persone fino a un totale di 1.800. Il terzo snodo riguarda infine la vendita: il termine ultimo per la cessione è stato spostato dal 5 novembre al 30 aprile e anche ammesso che questa nuova scadenza venga rispettata ci vorranno altri 5 o 6 mesi per il passaggio vero e proprio delle consegne.

A conti fatti per la vendita della parte aviation Alitalia si va a finire all’autunno dell’anno prossimo e i tre commissari Luigi Gubitosi, Stefano Paleari ed Enrico Laghi si stanno appunto attrezzando per gestire la compagnia per un periodo medio-lungo. Finora il governo li sta assecondando con grande generosità e alcuni giorni fa ha stanziato altri 300 milioni di euro per consentire ad Alitalia di tirare avanti con minore affanno. Il cambio di aerei rientra in questa strategia. I mezzi che usciranno dal perimetro Alitalia sono alcuni degli Airbus portati in dote ad Alitalia dalla AirOne di Carlo Toto una decina di anni fa quando l’azienda di Fiumicino che fino ad allora era stata pubblica fu consegnata da Silvio Berlusconi a un manipolo di imprenditori ribattezzati sul campo i “patrioti”, gente assai a digiuno di voli. Come tutti sanno l’esperimento naufragò miseramente e Alitalia è fallita di nuovo finendo sotto l’egida degli arabi di Etihad per fallire poi una terza volta. Gli Airbus sono rimasti sul groppone Alitalia con il fastidioso lascito degli onerosissimi contratti di leasing ad essi collegati.

Due di questi Airbus per il medio raggio erano già stati fermati da Alitalia fin da febbraio, “messi al prato”, come dicono in gergo. Altri 4 erano stati invece dati in wait leasing ad Air Berlin, cioè volavano, compresi gli equipaggi, per la compagnia tedesca finita ad Etihad, poi fallita e di recente acquistata da Lufthansa. I 4 velivoli sono allora tornati sotto il cappello Alitalia che a questo punto ha deciso di disfarsene. Tutti e 6 gli Airbus vengono restituiti ai lessor ed escono dalla scena. Nel frattempo i commissari Alitalia sono riusciti a far entrare in campo un Boeing 777/300, un aereo molto capiente (492 posti) per il lungo raggio che ha una sua storia. All’inizio della vicenda i tre commissari hanno dovuto ingaggiare un piccolo braccio di ferro con il curatore fallimentare che non vedeva di buon occhio l’ingresso di un nuovo aereo considerato il contesto aziendale e considerato pure il prezzo del leasing che sembrava eccessivo. Secondo autorevoli fonti alla fine è stato trovato un compromesso: per far entrare il nuovo jet sono stati messi al prato i 6 Airbus e grazie a una trattativa serrata con il lessor il prezzo del leasing del B777 è stato ridotto.

Il Boeing è relativamente nuovo, è stato girato ad Alitalia da Air Austral, una compagnia charter di Air France, e al momento si trova per una riconfigurazione in Svizzera (non ad Abu Dhabi negli hangar Etihad scelti in passato per altre riconfigurazioni) ed entrerà in esercizio per la compagnia di Fiumicino dalla metà di dicembre. Due le destinazioni di linea che dovrebbe raggiungere: New York e Buenos Aires. Alitalia aveva da tempo intenzione di intensificare i collegamenti con la capitale argentina dove la domanda è forte e il grande B777 è adatto allo scopo. Ma c’è un problema, perché per volare a New York lo stesso B777 dovrà ridurre la sua capienza. In base ad accordi internazionali preesitenti, le autorità dell’aviazione statunitense non accettano collegamenti con l’Italia con aerei che imbarcano più di 300 persone. La configurazione a cui il jet è sottoposto in Svizzera servirà appunto a tentare di soddisfare le due esigenze contrapposte.

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