Dalle vittorie in Champions League a quelle in campagna elettorale. Per Kakhaber Kaladze, ex difensore del Milan, la differenza non deve essere tanta, visto che il risultato è sempre lo stesso. Kaladze, 39 anni e una carriera da difensore alle spalle, è stato eletto sindaco di Tbilisi sbaragliando la concorrenza degli altri sette candidati; secondo le prime proiezioni, l’ex vice ministro ha ottenuto il 51,01%. “Ci aspettano delle grandi sfide, ma riusciremo a superare tutte le barriere” aveva dichiarato prima delle elezioni. Il passaggio dal calcio alla politica era cominciato nel 2011, quando aderì al Sogno Georgiano, il partito di centro-sinistra fondato dal miliardario Bidzina Ivanishvili. Eletto deputato nelle elezioni del 2012, Kaladze aveva ricoperto il ruolo di Ministro dell’energia, oltre a quello di vicepresidente. A luglio di quest’anno erano invece arrivate le dimissioni dalla carica di parlamentare, una scelta motivata dalla decisione di candidarsi come sindaco della capitale.

Milan e politica, binomio (quasi sempre) di successo – Scimmiottando l’inno della Juventus, si potrebbe dire che tra il club rossonero e il mondo della politica è davvero una storia di un grande amore. Non bastasse la presidenza Berlusconi, 31 anni alla guida conditi da 29 trofei, sono tanti i giocatori che appesi gli scarpini al chiodo hanno provato a “scendere in campo”. Non più gol, traverse e ammonizioni ma scranni, decreti e votazioni. Chi riuscì quasi ad eguagliare il successo del calcio a quello in politica è stato Gianni Rivera, ex Golden boy riscopertosi sottosegretario alla difesa. Eletto per la prima volta nel 1987 con la Democrazia cristiana, rimase alla Camera per quattro legislature, prima di volare a Bruxelles come parlamentare europeo. Rivera, pallone d’oro nel 1969, sfidò pure l’ex Cav nel 2001, quando entrambi erano candidato nel collegio Milano 1.

Altro ex rossonero pallone d’oro atterrato in politica è George Weah, fresco vincitori delle elezioni presidenziali in Liberia. Paolo Maldini, suo ex capitano rossonero, ha voluto complimentarsi con il suo vecchio compagno e ha commentato così il suo successo elettorale: “L’uomo umile e coraggioso che ho conosciuto 20 anni fa è il leader giusto per guidare la gente del suo amato Paese”. La carriera politica di Weah cominciò nel 2005, quando si candidò una prima volta alla presidenza; risultò il più eletto al primo turno ma vide sfumare la vittoria al ballottaggio. Il primo vero e proprio assaggio di politica lo avrà nel 2014, quando fu eletto per la prima in volta in Senato. Decisamente meno fortunata la svolta politica di un altro grande attaccante rossonero. Anche qui, la storia è molto simile: attaccante, pallone d’oro, un passato glorioso nel club rossonero. Da campione sui campi da calcio a meteora in campo politico, Andrij Shevchenko diede l’addio al calcio e aderì al partito socialdemocratico Ucraina – Avanti!. Il suo esordio non fu proprio dei migliori: nel 2012 la sua lista ottenne l’1,58% delle preferenze. Al momento ha chiuso con la carriera politica ed è tornato al calcio, diventando l’allenatore dell’Ucraina.

Dal ring al parlamento – Il passaggio dallo sport alla politica riguarda anche due dei più grandi pugili degli ultimi anni: Vitalij Klycko e Manny Pacquiao. L’ex campione dei pesi massimi ucraino si propose come sindaco di Kiev nel 2006 quando ancora era in attività. Un successo solamente rinviato: posati i guantoni nel 2013, Klycko diventa sindaco della capitale ucraina per la prima volta, quando ad annunciare la sua vittoria c’è il presidente Petro Poroshenko. Il filippino Paquiao comincia invece la sua intensa attività politica nel 2007; dopo un’iniziale sconfitta riesce a entrare nella Camera dei rappresentati nel 2010. La sua legislatura sarà ricordata solo per i suoi frequenti cambi di partito e per essere il politico con il tasso di assenteismo più alto nel Paese. Fatti che non intaccarono il suo prestigio: nel 2016, candidato al Senato, ottenne più di sedici milioni di voti.

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