Ci sono storie che faticano a restare sulla carta e che quando le scrivi, le leggi e le ascolti ti fanno guardare allo specchio. La storia delle molestie di Harvey Weinstein e della denuncia di Asia Argento è una di quelle. Noi de ilfattoquotidiano.it, colleghi e colleghe, in questi giorni abbiamo cercato, come ogni volta, di fare il nostro lavoro. Abbiamo scritto la cronaca e osservato la marea di denunce che, grazie all’iniziativa della scrittrice e autrice Giulia Di Blasi, ha invaso la rete con l’hashtag #quellavoltache. Negli Stati Uniti è stata invece l’attrice Alyssa Milano a lanciare la campagna #metoo (“anch’io”) a cui gli uomini hanno replicato con #HowIwillChange (“Come cambierò”). Ognuna di quelle parole ha lasciato un segno, ma soprattutto ha aperto finalmente un dibattito pubblico sulle molestie sessuali sul lavoro di cui le donne (e non solo) troppo spesso sono vittime: parlarne apertamente aiuta a dare un nome alle cose, a far uscire i mostri dal buio e ricordare che “no, non sono cose normali che possono succedere”.

Ora ilfattoquotidiano.it vuole costruire un’inchiesta basata sui vostri racconti di violenze e molestie, ma anche di abusi che possono sembrare piccoli ma che cambiano irrimediabilmente i rapporti all’interno dei posti di lavoro. Per questo mettiamo a disposizione la nostra piazza, quella che vorremmo il più possibile pubblica e che già condividiamo con lettori e commentatori: il nostro web-giornale. Ci rivolgiamo alle donne, ma anche agli uomini, a tutti coloro che sono stati (o che si sono sentiti) vittime.

Chiunque abbia voglia di raccontare la sua storia può scriverci a tiraccontolamia@ilfattoquotidiano.it: proteggeremo l’anonimato di chi lo desidera e a tutti lasceremo la parola perché anche questa volta siamo convinti che in primo luogo il nostro lavoro sia quello di ascoltare.

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