Ci vorrà tempo e distanza per potere ragionare bene e in modo utile intorno al caso Weinstein, il produttore americano accusato dal mondo intero, di molestie e aggressioni sessuali.

Un elemento su cui mi pare importante però riflettere è ciò che emerge e chi ci lascia in eredità la parte italiana di questa vicenda: e cioè che di fronte all’evidenza che l’Italia è un Paese sessista, ci sia chi, come Asia Argento a Carta bianca, afferma di volersene andare all’estero, dove si sta meglio ed eventualmente tornare quando le “cose delle Donne” saranno migliori, ( e saranno migliori per l’intervento di chi?) e chi ha trascorso questi giorni guardano la vicenda da un Olimpo lontano, affermando e scuotendo la testa, perché la colpa del sessismo è da imputarsi “a questo Paese” senza spiegare cosa significhi e, ancor più importante, in che modo si potrebbe migliorarlo.

Ancora una settimana, e di questa vicenda si parlerà sempre meno. Resterà la quotidianità, fatta di piccoli incontri nelle scuole, nelle associazioni. Resteranno alcune pagine sui social network che daranno spazio di analisi a notizie che non hanno ricevuto nemmeno un milionesimo dell’attenzione avuta da questa vicenda lontana.

Resterà una televisione di Stato, che onora solo in parte quella che è la sua missione dichiarata in homepage del suo sito: educare, oltre che informare e intrattenere. Mentre oscilla tra i contenuti delle due reti principali Rai 1 e Rai 2 che sono per lo più propagatori di stereotipi con qualche rara eccezione, e Rai 3 che si rivolge, spesso con ottime trasmissioni, a un pubblico, una nicchia che però già molto sa. In mezzo il nulla.

Restano le famiglie spesso impossibilitate a svolgere la loro funzione educativa perché sprovviste di strumenti, per farlo; in un Paese che presenta un tasso di analfabetismo funzionale tra i più alti e una percentuale di laureati che è la più bassa in Europa. E resta il terzo agente di socializzazione, la scuola, che sulla base della buona volontà di alcune/i insegnanti, si farà carico di elaborare ciò che accade nella società. Non per programma ministeriale, ma per iniziativa personale.

Insegnanti che, fuori dall’attuale tempesta mediatica, dovranno fare pulizia della valanga di tweet e proclami che hanno invaso le orecchie spesso ignare di migliaia di studentesse e studenti per spiegare casi di violenza e sopraffazione ben più gravi di quelli racconti con grande enfasi in questi giorni. Cercando di trovare una spiegazione sul perché, persino durante l’alternanza scuola-lavoro, si scateni la prevaricazione maschile verso ragazze minorenni, e che dunque può accadere che un imprenditore cinquantenne approfitti della sua posizione per molestare e violentare quelle ragazze che gli si erano rivolte perché insegnasse loro a muoversi nel mondo del lavoro; che è poi una delle funzioni degli adulti quella di fare da ponte verso il mondo del lavoro.

E saranno quelle o quegli insegnanti che, sempre su base volontaria, dovranno spiegare alle adolescenti, perché un vecchio incapace di accettare il suo ruolo di uomo maturo, si sia comperato l’attenzione di alcune minorenni di una scuola del Nord Italia, per poi mettersi a piangere come un bambino una volta scoperto, avendo acquisito però la solidarietà maschile e anche dei media, che lo hanno giustificato (dagli uomini si dovrebbe imparare la solidarietà traversale quella che qui in Italia latita tra le donne) adducendo alla maestria seduttiva delle adolescenti nell’adescare poveri padri di famiglia in andropausa.

Dopo lo scandalo, dopo le proteste di una settimana, il “caso Weinstein”sarà stato utile solo se da oggi inizieremo una riflessione seria, uomini e donne insieme, sulle ragioni di quanto accaduto; su quanto siamo disposti a metterci in discussione per sradicare, uomini e donne insieme, modelli di comportamento dannosi per tutti e tutte.

E tenendo a mente che la televisione in Italia è presente non solo in tutte le case ma spesso in tutte le stanze, continuo a credere che una programmazione televisiva consapevole, democratica e realmente educativa-che non significa né elitaria né noiosa– potrebbe contribuire notevolmente alla creazione di una “cultura nuova” fondata sul rispetto tra uomini e donne.

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