“Vorrei che la mano di mia figlia, deformata da uno spasmo, fosse vista da chi perde tempo a giocare con la salute dei cittadini”, ha scritto una mamma che assiste la figlia affetta da crisi epilettiche e respiratorie. “Sto centellinando il farmaco per Serena da una decina di giorni, è poco e deve durare a lungo perché la l’FM2 (la varietà di cannabis italiana, ndr) non si trova. Così sono tornate le crisi epilettiche, sparite da mesi. Lei come molti altri pazienti che rispondono solo alla cannabis terapeutica in questi giorni soffre”. Serena ha iniziato la cannabis terapia ad aprile scorso, subito con grandi benefici: “Non ha più avuto crisi epilettiche. Era il miracolo che aspettavamo da 20 anni”. Oggi la mamma sta tornando a sprofondare nel proprio incubo: “Viviamo un dramma, e soffro perché penso che sia solo questione di volontà politica, che per ora non c’è”. Gli appelli di medici e malati (molti afflitti da dolore cronico o epilessia) si moltiplicano. L’ultimo è di Andrea Trisciuoglio, affetto da sclerosi multipla, dell’associazione LapianTiamo. Secondo il dottor Marco Bertolotto, direttore del Centro Terapia del dolore e cure palliative dell’ospedale Santa Corona di Albenga e Pietra Ligure, “senza cannabis medica i pazienti peggiorano. Lo Stato abbandona i deboli alla sofferenza, oppure all’illegalità pur di curarsi”.

Se la cannabis non basta, la soluzione è una fornitura straordinaria dall’estero, Olanda o Canada. L’azienda olandese Bedrocan, di recente, ha risposto ai pazienti che lamentavano l’assenza del farmaco: “Quanto prima le autorità italiane avanzeranno una comunicazione ufficiale, tanto prima il ministero della Salute olandese potrà prendere in carico la richiesta”. È l’Ufficio Stupefacenti (Ministero della Salute) a dover chiedere all’Olanda più cannabis. Per ora, dal governo, silenzio. Dal Parlamento, poche speranze. La proposta di legge sulla cannabis medica, che in queste ore era attesa alla Camera e che già è stata mutilata della parte che riguarda la liberalizzazione, è stata rinviata perché mancano le coperture finanziarie. Secondo la ragioneria di stato l’aumento di produzione della cannabis all’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze costa 12 milioni di euro. Il M5s ha provato a metterci una pezza: “Presenteremo una proposta di copertura in Commissione bilancio e con un emendamento in aula – ha spiegato il senatore Vittorio Ferraresi – La relazione della Ragioneria dello Stato però è confusionaria e poco chiara: chiede 3 milioni per produrre più cannabis, ma gli altri soldi non è specificato a cosa servano”. Il senatore Ciampolillo (M5s), dal canto suo, aveva proposta una legge d’urgenza per consentire l’autoproduzione di 4 piante. In Canada, ad esempio, si può: 10mila pazienti sono stati autorizzati dallo Stato a coltivare cannabis, solo per scopi medici. Neppure in commissione Affari sociali, gli emendamenti favorevoli al fai-da-te sono passati. Intanto è arrivato il parere della Commissione bilancio ed il presidente Francesco Boccia, dopo la relazione tecnica correttiva da parte del Governo, ha spiegato che la spesa per il 2018 è stata quantificata in 1 milione e 950mila euro, per i quali ci sarebbe la copertura economica. L’esame della proposta di legge ad hoc, intanto, è slittata a domani. I motivi del rinvio?  Non c’è il parere della commissione Bilancio. A spiegarlo è stato lo stesso Boccia: “Manca di un passaggio da parte del ministero della Salute, che deve comunicare al dicastero dell’Economia il numero dei possibili pazienti che necessiterebbero dell’utilizzo di cannabis terapeutica. Una comunicazione che dovrebbe arrivare domani”.

Alcune note positive però ci sono. La cannabis medica sarebbe rimborsata in tutta Italia. Per ora, invece, in alcune regioni spende il paziente, in altre rimborsa lo Stato. Aumenterà però il carico burocratico per il medico: ogni prescrizione dovrà indicare il codice alfanumerico assegnato al paziente, la dose prescritta, la data di rilascio e la durata del trattamento (che non può superare tre mesi). Anche senza cavilli, pochi camici bianchi prescrivono la cannabis. “Io credo che finché rimarrà una sorta di monopolio pubblico, la situazione non potrà migliorare”, spiega l’avvocato Carlo Alberto Zaina, esperto in materia, puntualizzando che “ci vorrebbe il massimo accesso da parte dei malati alla cannabis e derivati e questo presuppone che non ci sia una concentrazione di pochi soggetti che la producono. Ci vuole un mercato regolato ma libero, soprattutto dopo aver visto che la produzione italiana rimane insufficiente ed il problema andrebbe affrontato in modo articolato, non sulla base di un’emergenza”.

Intanto diverse regioni, con in testa la Puglia, alla quale hanno fatto seguito Toscana, Emilia Romagna e Liguria, hanno chiesto al governo risposte certe in tempi brevi. Michele Emiliano, governatore pugliese, promette: “Se il governo non darà le necessarie certezze siamo pronti a partire autonomamente e produrci il farmaco sul nostro territorio. È una battaglia che decido di portare avanti personalmente”. A Rovigo (Istituto CREA-CIN) dove vengono prodotte le taleeda cui nasce la cannabis italiana, era stata in passato proposta un’idea, oggi attuale più che mai: utilizzare le piante scartate per fare estratti utili ai pazienti. Solo nel 2016, sono andati bruciati 180 chilogrammi di cannabis. Non sono piante nocive, solo non standardizzateIn un momento d’emergenza, molti pazienti farebbero carte false.

Articolo Precedente

Donne, “gravidanza consapevole e contraccezione sono diritti ancora negati. E la maternità è un ostacolo sul lavoro”

next
Articolo Successivo

Biotestamento, l’appello dei senatori a vita: “Parlamento approvi la legge sul fine vita. È questione di libertà e dignità”

next