“Pizzeria dal rifugiato”. Il nome non è solo simbolico. A Vicofaro (Pistoia) il sabato sera in via santa Maria Maggiore al civico 74 a sfornare margherite e quattro stagioni ci sono davvero ragazzi arrivati dal Gambia, dalla Guinea, dalla Costa d’Avorio o dalla Nigeria. L’idea è di don Massimo Biancalani, il prete nemico dei militanti di Forza Nuova, al centro ormai da mesi di attacchi e minacce dopo aver postato su Facebook la foto dei migranti che accoglie portati a fare il bagno in piscina. Da allora per lui e i rifugiati che abitano sotto il suo stesso tetto la vita si è complicata: i militanti di estrema destra si sono presentati alla messa di don Massimo per “vigilare sulla dottrina” e nei giorni scorsi il prete ha ricevuto un volantino firmato “Quarto Reich” con tanto di bandiera italiana e svastica. Ma don Biancalani non è tipo da rassegnarsi. Anzi, guarda avanti. E ora ha lanciato questa pizzeria nei locali della parrocchia aperta ogni sabato sera a partire dalle 19.

Dietro il forno a legna e in sala a servire ai tavoli ci sono dodici immigrati africani. Nei giorni scorsi ha diffuso via Facebook un volantino per pubblicizzare l’iniziativa: “Venire a mangiare la pizza a Vicofaro è un modo di esprimere solidarietà, un modo di fraternizzare con questi nostri fedeli che non hanno avuto le nostre stesse fortune o che semplicemente hanno raggiunto le nostre terre in cerca di una fortuna”. Un invito che per ora funziona: durante le prime tre aperture si sono registrati una cinquantina di clienti. “Questo progetto è l’esito di un percorso. I ragazzi – spiega don Biancalani – hanno fatto il patentino per la manipolazione dei cibi, un corso per l’avviamento alla ristorazione. La pizzeria vuole essere un modo reale per creare attività lavorativa per questi ragazzi e contemporaneamente fargli fare esperienza e apprendimento affinché un domani possano presentarsi sul mercato del lavoro con una professionalità”.

Non è l’unica attività a Vicofaro: i rifugiati che sono ospiti nella parrocchia di don Massimo lavorano anche in un orto biologico e in una sartoria. “Dal rifugiato” funziona come in una vera pizzeria: si può restare a cena, sedersi ai tavoli, consumare bevande (anche birra) oppure prendere la pizza da asporto. Nel menù ci sono anche i dolci della casa. Unica differenza: non c’è una tariffa, il tutto è a offerta libera. “Il guadagno viene ripartito tra i ragazzi che hanno lavorato, dodici in tutto. Gli immigrati questi soldi li mandano a casa loro: accogliendo qui si aiuta anche là”, spiega il parroco che ora punta ad aprire anche il venerdì e il sabato. L’obiettivo di don Massimo e dei ragazzi rifugiati è di arrivate a 80-100 clienti a sera. Per ora l’iniziativa non ha registrato alcuna polemica ma solo molta curiosità. I primi ad accogliere a braccia aperte la pizzeria “Dal rifugiato” sono stati proprio i parrocchiani di don Massimo ma in molti sono arrivati il sabato sera anche da fuori per poter dare un aiuto concreta agli immigrati ospitati nella parrocchia di Vicofaro.

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