Nel 2016 sono state colpite dai disastri provocati dalle catastrofi naturali 411 milioni di persone, un numero quattro volte superiore rispetto a quello del 2015. L’Italia è al settimo posto nella classifica dei Paesi maggiormente danneggiati da questi eventi. Anche quest’anno Papa Francesco ha lanciato un appello alle istituzioni in occasione della Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali che si celebra oggi. Ma a preoccupare, non sono solo i dati internazionali, ma anche quelli di casa nostra sulla prevenzione. Perché nonostante la lista di terremoti e alluvioni che hanno provocato delle vere e proprie stragi, nel nostro Paese si continua a fare finta di nulla. Lo conferma la fotografia scattata dall’Ania, l’associazione nazionale delle imprese assicuratrici: “La percentuale di abitazioni protette da questo genere di pericoli non supera il 2%, a fronte del 34% di case assicurate”. Questo mentre, nella realtà, in Italia quasi otto abitazioni italiane su dieci sono esposte a un rischio alto o medio-alto di venire coinvolte da catastrofi naturali. Si va dai terremoti alle alluvioni. E che non si tratti di fantascienza lo dice la cronaca.

I DATI SUI DISASTRI –  Secondo i dati del Cred (Centre for the Epidemiology of Disaster) nel 2016 si sono verificati 301 disastri naturali che hanno interessato 102 Paesi e provocato 97 miliardi di dollari di danni economici. L’India è il Paese in cui è stato colpito il maggior numero di persone, circa 311 milioni di persone, ma è la Cina quello in cui ci sono stati più morti (1.151). L’Italia è al settimo posto nella classifica della mortalità. Basti pensare che solo nel terremoto del 24 agosto 2016 hanno perso la vita 299 persone. Il sisma che ha sconvolto il Centro Italia, secondo le stime del Governo, è costato 23,5 miliardi di euro, ma il Consiglio Nazionale italiano Ingegneri ha calcolato che dal 1968 al 2014 il nostro Paese abbia speso circa 120 miliardi di euro per le ricostruzioni post sisma. A queste cifre vanno aggiunte quelle dei danni provocati da alluvioni, frane, valanghe e allagamenti e altri disastri.

CHI SI GIRA DALL’ALTRA PARTE – Eppure in Italia c’è poca percezione del pericolo. Lo confermano i dati di un’analisi di Gfk Eurisko presentati dall’Ania nel corso di una conferenza organizzata proprio in occasione della Giornata mondiale per la riduzione dei disastri naturali. “Il 78% delle case italiane sono esposte a un rischio alto o medio-alto di essere coinvolte da catastrofi naturali, tra terremoti e fenomeni idrogeologici. Solo gli eventi sismici rappresentano un pericolo effettivo per il 35% delle abitazioni (mentre il 55% è esposto a pericolo idrogeologico) – spiega Ania – eppure appena il 17% delle famiglie è consapevole di vivere in una casa a rischio terremoto”. E se non supera il 2% la percentuale di case protette da assicurazione “il 9% degli italiani – è il risultato dell’analisi – crede invece che la copertura sottoscritta includa il rischio di catastrofe, mentre un altro 11% ha il dubbio di averlo incluso”.

Eppure i dati sono di dominio pubblico: “Il nostro Paese è il sesto al mondo per danni subiti da catastrofi naturali e ogni anno il settore pubblico conduce interventi per circa tre miliardi di euro”. D’altronde è un fatto che il nostro Paese debba combattere con costruzioni edilizie datate e con un territorio particolare, eppure c’è poca cultura della prevenzione. Al di là del problema economico, della possibilità di potersi o meno permettere certi interventi e di una politica di prevenzione che stenta a decollare, c’è di base una mancanza di consapevolezza. “L’83% dei cittadini – secondo l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici – non crede o non sa di essere esposto a rischi riguardanti i disastri naturali”. L’Ania ha riportato le cifre relative ai danni economici causati dai disastri naturali nel nostro Paese, tenendo conto anche dei dati più aggiornati: “In vent’anni, tra il 1996 e il 2016, questi danni sono costati all’Italia 58 miliardi di dollari”. Tanto che ancora oggi le finanze del nostro Paese devono fare i conti con le conseguenze di terremoti di oltre trent’anni fa.

L’APPELLO DEL PAPA E LE PREVISIONI – Da qui l’appello di Papa Francesco: “Incoraggio le Istituzioni e quanti hanno responsabilità pubblica e sociale a promuovere sempre più una cultura che abbia come obiettivo la riduzione dell’esposizione ai rischi e alle calamità naturali”. Il Pontefice si augura che “le azioni concrete, volte allo studio e alla difesa della casa comune, possano ridurre progressivamente i rischi per le popolazioni più vulnerabili” ma, nel frattempo, le previsioni non sono ottimistiche. Secondo un’analisi dello European Commission Joint Reseach Centre (Ecjrc) senza politiche di prevenzione né misure di adattamento ai cambiamenti climatici, i morti a causa di catastrofi naturali aumenteranno sempre più fino a crescere di 50 volte rispetto ai livelli degli anni Ottanta. Alluvioni, frane e terremoti potrebbero arrivare a costare, entro la fine del XXI secolo, 152mila vite all’anno.

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