L’8 ottobre, in occasione di “Domenica di carta”, l’evento promosso dal Mibact per valorizzare non solo i musei e le aree archeologiche, ma anche i monumenti di “carta”, anche l’Archivio storico conservato alla Reggia di Caserta ha aperto le porte. Ma a pagamento. Unica eccezione tra i 99 eventi gratuiti programmati in tutta Italia. Che sia stato un modo escogitato dal Direttore del complesso Felicori per far parlare ancora del Palazzo reale? Poco probabile, dal momento che sul cosiddetto Archivio storico di Caserta, un patrimonio di poco più di 10mila volumi, con documenti dal 1423 al 1950, pende già una questione. Quella della competenza. Già perché a dispetto della sua ubicazione, nonostante quanto abbia sostenuto il direttore Felicori, l’Archivio storico è in capo all’Archivio di Stato, come ha chiarito ad aprile il Direttore Generale Archivi, Gino Famiglietti e, poi, a luglio la Direttrice dell’Archivio, Luigia Grillo. Ma Felicori continua a far finta di niente. D’altra parte, oltre alla questione dell’Archivio storico, ce n’è una ancora più paradossale. Quella dell’Archivio di Stato, una meraviglia di carte, tra protocolli notarili e materiale pergamenaceo, documenti relativi all’amministrazione civile e all’amministrazione finanziaria, oltre a documenti giudiziari. Un patrimonio documentario d’eccezione, che dovrebbe essere alla Reggia, ma in sostanza non c’é. Una storia italiana di progetti approvati e finanziati, rifinanziati, ma realizzati solo in parte. Sedi vecchie che non si possono chiudere e nuove che non si riescono ad aprire.

Dal 18 aprile l’Archivio di Stato si è trasferito nella Reggia, negli spazi liberati del Rettorato della Seconda Università di Napoli. Consultazione possibile dal 15 maggio 2017, anche se limitata ai “fondi dello Stato Civile, della Motorizzazione Civile, i Ruoli Matricolari, gli Esiti di leva e il fondo privato G. Capobianco”, come informa un Avviso all’utenza sul portale del Mibact. Consultazione parziale, quindi, e neppure tanto agevole se “in attesa dell’attivazione della linea telefonica e del collegamento internet si invita l’utenza a recarsi direttamente presso la nuova sede per le richieste”. Insomma disagi a non finire.

Intanto nei depositi dell’edificio di via dei Bersaglieri, nei quali dal 1972 sono stati provvisoriamente conservati i documenti e che dal 2014 sono risultati non a norma, si conserva la maggior parte del materiale. Per questo non è stato sospeso il pagamento dei circa 200mila euro del canone di locazione. Nella cosiddetta ex Caserma Pollio, nell’emiciclo vanvitelliano antistante la Reggia, dove avrebbe dovuto trasferirsi l’archivio nella sua interezza, i lavori di consolidamento, risanamento conservativo e adeguamento, sono stati appaltati e finanziati, iniziati e interrotti. Nonostante dal 3 luglio 1995 l’edificio storico sia stato destinato ad ospitare l’archivio, come stabilito anche dal Piano Soragni, nel dicembre 2014. Nonostante si sia stimato che da agosto 1996 ad ottobre 2006 siano stati stanziati e resi disponibili circa 11,8 milioni di euro. Nonostante siano state previste ulteriori risorse per i diversi interventi: 7 milioni di euro dai fondi dell’Agenzia del Demanio, oltre ai 5 milioni dal Mibact. Il bando di gara per l’affidamento dei lavori, bandito nel novembre 2015, ha avuto esito solo nel marzo 2017. L’aggiudicazione con il criterio dell’offerta più vantaggiosa, con un ribasso del 65%.

Così nel maggio 2015 erano stati individuati come sede “temporanea” i locali fino al dicembre dello stesso anno in dotazione al Ministero della Difesa-Aereonautica militare, nell’ambito del “Progetto di riassegnazione e restituzione degli spazi nel complesso della Reggia di Caserta alla loro destinazione culturale, educativa e museale”. Nel documento preliminare al progetto è stato previsto un finanziamento di 2,6 milioni euro. Ma per la prima tranche dei lavori, sono disponibili 1,8 milioni di euro. “Abbiamo inviato il progetto alla Direzione generale degli archivi qualche giorno prima di ferragosto … Gli spazi contemplati nel progetto saranno utilizzati per accogliere i fondi allocati nella vecchia sede dell’archivio. A fine piano commissariale sarà acquisito anche il piano ammezzato… Entro fine anno sarà bandita la gara”, ha spiegato Flavia Belardelli, l’architetto responsabile del progetto per la Soprintendenza di Caserta. Un cronoprogramma che non lascia sperare in tempi brevi. “Per quanto concerne i metri lineari di scaffalatura che sarà possibile alloggiare all’interno degli spazi assegnati nella Reggia, al momento non siamo in grado di poterli quantificare in quanto sarà necessario elaborare uno specifico progetto esecutivo”, dice Daniela Fabiani, coordinatrice dell’Ufficio Gestione Sedi alla Direzione Generale degli Archivi. D’altra parte va completata la parte progettuale relativa agli impianti e alla sicurezza e devono partire i lavori per i quali “si stima una durata di circa un anno e mezzo”. Insomma la questione sembra ben lungi dal risolversi.

I disagi si trascinano, come hanno denunciano in una nota inviata al Mibact il Segretario Regionale e il Segretario Generale Fp Cgil di Caserta. Prima, a partire dal 2015, ci sono state le interrogazioni parlamentari della deputata del M5S Vilma Moronese, del Mdp Arturo Scotto e poi quelle della Pd Camilla Sgambato. A gennaio 2016 anche un appello alle istituzione dagli aderenti al Comitato pro Archivio di Stato di Caserta. Tutto inutile, finora. Sembra incredibile quel che accade a Caserta, quel che si verifica alla Reggia. Circa 22 anni non sono stati sufficienti a garantire una sede all’Archivio di Stato. “Sarà l’Archivio di Stato più bello d’Italia. Lasciamo alle spalle le brutture di questi anni e puntiamo tutto sul presente e sul futuro. Entro il 2017 l’Archivio si trasferirà nei locali che per anni sono stati utilizzati dall’Aereonautica”, diceva il sottosegretario al Mibact, Cesario, a luglio 2016. Parole, finora.

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