Una giornata come tante, anzi, solo la più importante di 365. Sei città italiane hanno vissuto oggi, 5 ottobre, l’11ª Giornata Nazionale dello Sport Paralimpico organizzata dal Cip, il Comitato paralimpico italiano. “Non mettere un punto dove può esserci una virgola”, questo è lo slogan scelto. Che significa? Tante cose: unire, includere. Non dividere, fermare. Sport all’aperto per uscire dal guscio e intraprendere la strada giusta, l’unica che lo sport paralimpico indica a chi riprende il cammino. Testimonial d’eccezione, sponsor importanti e sempre più consapevolezza, anche burocraticamente parlando: il Comitato Italiano Paralimpico è diventato un ente pubblico (quindi maggiore autonomia ed efficacia).

La giornata celebrativa ha significato perché non è più vista come vetrina di qualcosa di nascosto, che si muove nell’ombra e subito dopo ci ritorna. È quella virgola aperta cui seguono nuove grandi imprese, nello sport e non solo, di questi fantastici atleti che rappresentano ogni giorno il Cip. Non è un caso se Bebe Vio sbarchi in tv con programma tutto suo, che le somiglia e che ci ricorda che “La vita è una figata”. Non è un caso se Alex Zanardi a oltre 50 anni non smetta di inanellare record: 8 ore, 58 minuti e 59 secondi per fare 3,86 km a nuoto, una prova di ciclismo di 180,2 km e una parte finale di corsa sulla distanza classica della maratona. Un Ironman da record mondiale – quello di Barcellona – per l’uomo che in un certo senso è il simbolo di tutto ciò che stiamo raccontando.

Ho scelto un uomo e una donna come esempi noti, mediatici, ma vogliamo dimenticare tutti quelli che fanno imprese ogni giorno? Come potremmo. E’ la vera forza di un movimento che sta esplodendo di gioia, entusiasmo, motivazione e voglia di stupirci. Diciamoci la verità, chi non conosce un atleta paralimpico o un amatore disabile? Io personalmente ho diversi amici che con una sola gamba hanno scalato vette in bici che non raggiungerò mai, nuotano, giocano a basket, fanno atletica. Lo fanno così come hanno imparato sin da subito o come hanno dovuto imparare dopo, per rinascere da un infortunio o da un incidente. Lo fanno meravigliosamente a modo loro.

La disabilità è una condizione che se ti coglie impreparato può spegnerti, ma se prima, pensateci, decenni fa, non vi erano strade alternative per riprendere il cammino ora c’è lo sport, quello con la S maiuscola. La competizione, sana, aiuta a porsi degli obiettivi, delle aspettative che prima non potevano arrivare alla mente di nessuno. Vedere o ascoltare un atleta paralimpico è l’esempio più straordinario che una persona, qualsiasi, può conservare per andare avanti e affrontare la vita con lo spirito giusto.

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