C’è un sole che pare ancora estate, Roma è il solito caos più o meno post-primordiale, e io mi avvio a districarmi (in macchina) tra i vicoli del centro. Radio accesa, smartphone vigile, vado lentamente e in automatico, concentrata sulla giornata che ho davanti. Inaspettatamente e quasi dal nulla a un certo punto un fuoristrada entra nella mia visuale: fa marcia indietro, a velocità decisamente superiore a quella necessaria. Quasi mi arriva addosso, pure se io sto quasi ferma.

La scena, a questo punto, cattura la mia attenzione: come sempre, quando si tratta di guida, sono pronta – mentalmente – a prendermi tutta la colpa di essere stata quasi tamponata, ma la reazione della gente intorno mi fa capire che per una volta, in effetti, io non c’entro proprio niente. “Oh”, “Stai attento”, “Piano”, gli urlano. Qualcuno suona il clacson. A questo punto, mi metto a studiare la macchina che ho davanti. “We’d kill for you”, è la scritta sul retro. La leggo, la rileggo. Sì, c’è scritto proprio così. “Noi uccideremmo per te”.

In questa fase della mia vita, ho una passione per gli slogan. Perché quelli “potenti” riescono a parlare all’inconscio collettivo, a “descrivere” una tendenza sociale, pure ad anticipare abitudini future. Il tutto in un attimo, non lasciando a chi li “riceve” neanche il tempo di riflettere. Questo – di certo – potente lo è. Mi colpisce la disinvoltura nell’utilizzare una frase del genere, in maniera che palesemente non è ironica, visto il contesto. Il fuori strada è nero e minaccioso (guardo meglio, è un Navara, della Nissan), la guida è spericolata, la targa è straniera.

Comincio mentalmente a fare ipotesi. Si tratta di una ditta di investigatori? Oppure sono dei contractors? Un’azienda che fornisce servizi di sicurezza privata? Di questi tempi, è un attimo che ci troviamo circondati da uomini armati a pagamento, pronti a uccidere. “Solo per te, eh”, concludo (sempre mentalmente) il ragionamento. Per fortuna, l’automobile contiene anche un’indicazione di chi fornisce il servizio: Sns. Il tempo di arrivare davanti a un computer, smanetto un po’online e trovo il sito di riferimento. L’intestazione è “Sns. We’d kill for you”. Il tutto è in tedesco, ma capisco che si tratta di un’azienda austriaca che si occupa di formiche, insetti e insetticidi. Insomma, disinfestazioni. Navigo: c’è un video che descrive un’operazione di derattizzazione con la stessa enfasi di un atto di guerra. Lì per lì, la cosa mi tranquillizza. Chissà cosa mi aspettavo di trovare.

Ma il dubbio che questi facciano anche altro si insinua comunque. E poi, il tutto mi inquieta ancora di più: possibile che ci si possa pubblicizzare impunemente, promettendo di uccidere, in maniera così allusiva da far immediatamente scattare l’associazione con gli omicidi umani? “Io ucciderei per te”, in qualche contesto è persino una dichiarazione d’amore, retoricamente esagerata. Ma messa così è proprio una minaccia che si trasforma in una promessa accattivante, socialmente accettabile. Paura. Tanta paura.

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