Nuove rotte, ma soprattutto un vero e proprio “tappo” di torture e abusi che blocca almeno 400mila persone nei lager libici. Dopo l’accordo italo-libico del febbraio scorso, Medici per i diritti umani fa il punto della situazione attraverso una mappa raccontata dai migranti, che descrive le rotte dall’Africa subsahariana attraverso il Nord Africa per poi raggiungere l’Italia e l’Europa. “Ci sono trafficanti in Marocco, Libia, Tunisia che portano le persone fino al mare per poter fare il viaggio senza passare fino alla Libia”, dice Moussa: ha 21 anni, viene dalla Costa d’Avorio e oggi fa il mediatore culturale per Medu. 

“È un problema epocale, collegato al riscaldamento globale”, dice Alberto Barbieri dall’associazione. “L’inaridimento di tutto il Sahel rende inabitabili vastissime zone dell’Africa occidentale e del Corno d’Africa: si aggiungano crescita demografica, conflitti e violenze”. Una questione di lungo periodo, quella degli spostamenti delle persone. “E nel frattempo in Libia si stanno compiendo crimini umanitari su scala amplissima. La risposta della comunità internazionale non può essere questa”. Nella mappa presentata oggi, i migranti raccontano i campi di tortura in Libia. Tripoli, Sabha, Gharyan, Beni Walid, Zawia, Sabratha: 2600 testimonianze raccolte in quasi quattro anni di cui oltre la metà nel solo 2017. “Le persone bloccate sono centinaia di migliaia di persone. Questa non può essere la risposta della comunità internazionale a meno che non si considerino queste persone esseri umani di serie b”.

Qui la mappa MEDU esodi.mediciperidirittiumani.org

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