Il giorno dopo la bufera, Federica B., la stagista che ha denunciato, con una intervista a Le Iene, lo sfruttamento del suo lavoro da parte del deputato Mario Caruso e le avance sessuali subite in più occasioni chiede di non essere lasciata sola. “La mia paura più grande è che ora mi lascino sola. Vorrei che le istituzioni e la presidente Boldrini (che ieri ha fatto sapere che sarebbero state valutate iniziative, ndr) mi aiutassero a superare questa situazione e a trovare un lavoro”.  Il caso ha portato il sottosegretario Domenico Rossi a rimettere le sue deleghe perché Caruso invece di pagare il lavoro della donna aveva assunto il figlio del sottosegretario. Nel pomeriggio proprio la presidente della Camera Laura Boldrini ha incontrato l’Associazione italiana collaboratori parlamentari: “Quello denunciato dal servizio de Le Iene”, ha dichiarato, “è assolutamente inaccettabile, vergognoso, imbarazzante per tutti, anche se le responsabilità non sono certo dell’Istituzione Camera”.

La stagista, 30 anni, racconta al Corriere della Sera come è arrivata nell’ufficio del deputato: “Ho 30 anni, sono laureata in Giurisprudenza e ho un master in Politiche pubbliche in Parlamento. Un’amica mi ha messo in contatto con lui e ho cominciato uno stage. Non retribuito, anche se la legge dice il contrario. Lavoravo a Palazzo Valdina. Tutti i giorni. Stesso ufficio del deputato e del sottosegretario Domenico Rossi (figlio del sottosegretario Rossi), sempre assente”. “Un mese e mezzo dopo l’inizio – prosegue la donna che aveva raccontato già tutto al programma Le Iene -, mi invita a cena con l’inganno. Mi dice che sarebbe stata una cena di lavoro con altri, ma ci ritroviamo io e lui, in un ristorante di piazza Cavour. Lì mi spiega che se andavo a letto con lui, mi avrebbe messo nella segreteria di qualche Commissione. Rifiuto: non sono una scappata di casa, ho famiglia. Ogni occasione è buona per restare solo con me. Comincio a soffrire, ho attacchi di panico. Dopo i tre mesi, mi promette un contratto, che non mi farà mai”. E lei continua a lavorare con lui: “Sì, nella speranza che mi paghi“, e “nel frattempo divento rigida, non voglio che fraintenda, che ci provi ancora”. Infine, la decisione di portare tutto allo scoperto: “Quando scopro lo schifo. Vengo a sapere che Caruso ha assunto il figlio del sottosegretario Rossi, Fabrizio, che non viene mai e non lavora. A lui dà 500 euro al mese, a me neanche il pranzo. È raccapricciante. Poi dici che i giovani devono crescere”.

La presidente Boldrini, parlando all’associazione dei collaboratori parlamentari, ha anche parlato della necessità di riorganizzare il sistema dei portaborse: “Già due anni fa”, ha detto Boldrini, “parlammo della vostra situazione, la mia proposta era di spostare questo rapporto dal deputato singolo all’Istituzione Camera, come in altri Parlamenti, così da fare contratti trasparenti e regolari. Ma non è la presidente che decide di fare una cosa o un’altra senza il consenso dell’Ufficio di presidenza. Ho iniziato delle interlocuzioni con i gruppi e con i questori, ma ho visto molta poca apertura da parte di alcuni Gruppi, quindi diciamo che non c’era questa esigenza. Andare in Ufficio di presidenza e non avere i numeri per approvare questo tipo di riforma strutturale, vuole dire che io faccio la figura da persona sicuramente corretta e attenta ai bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici, ma a voi non cambia niente, perché se non ho i voti la condizione rimane la stessa”. La Boldrini ha quindi detto che serve un’operazione di sensibilizzazione dei gruppi: “Quindi credo che anche alla luce di quanto accaduto si debba tornare alla carica cercando di sensibilizzare tutti i Gruppi rispetto a questa situazione. Ho mandato una lettera ai Questori in cui chiedo di valutare sia il caso specifico, sia per capire se si può addivenire ad una riforma di trasparenza più strutturale possibile”.

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