C’è grande subbuglio sotto il cielo del Pd romano, speculare rispetto alla confusione del Pd nazionale in merito alla questione Lgbt. Domenica scorsa alla Festa dell’Unità nella capitale, infatti, è stata invitata una nota associazione omofobica, ProVita, a parlare di “gender” di fine vita. La realtà in questione, per capirci, fa parte di un nutrito gruppo di entità per cui esistono persone che, su mandato della lobby gay, vanno a scuola a spiegare ai bambini quanto sia facile cambiar sesso, a seconda di come ci si sente la mattina al risveglio.

D’altronde, tutti/e noi abbiamo provato a metterci le tette almeno una volta nella nostra vita, no? Argomentazioni, queste, che farebbero impallidire le ben più note barzellette sui carabinieri. Per il Pd romano, invece, sono ingredienti di dibattito pubblico. Contenti loro…

La comunità Lgbt è in rivolta. Soprattutto per chi è vicino alla senatrice Monica Cirinnà. La quale, com’è noto, non la manda a dire. «Trovo la cosa stupefacente» dichiara sul suo sito «che alla Festa dell’Unità vengano ospitati portatori di teorie contrarie a tutto ciò che il Pd sostiene e concreta con atti parlamentari» denunciando quel «discorso refrattario all’autodeterminazione individuale e gravemente violento e offensivo nei confronti delle persone Lgbt». Eppure non dovremmo stupirci. Dopo gli insulti degli anni passati alle coppie gay e lesbiche, ai tempi DiCo, quali «il desiderio di paternità un gay se lo deve scordare» (Rosy Bindi). Dopo la legge Scalfarotto, che sdoganava l’omofobia. Dopo la legge sulle unioni civili che elimina il capitolo della genitorialità e retrocede le nostre relazioni a “non matrimoni”, ma a formazioni sociali specifiche. Dopo il mancato invito delle famiglie arcobaleno alla Conferenza della famiglia. Dopo tutto questo perché tanta costernazione? Mi sembra la naturale evoluzione di un processo politico. Ma bene, ad ogni modo, che siano arrivati i dovuti distinguo.

Certo, non finisce qui. Chiamato in causa per la presenza imbarazzante sul palco del “maggior partito di governo” e di sinistra (giuro, non c’è ironia) Andrea Casu, il responsabile della sezione romana, si scusa, si difende e rilancia. «Non permetto a nessuno, per un singolo errore, di provare a oscurare lo straordinario risultato del festival del partito democratico di Roma», si difende (senza virgole) con l’approccio agguerrito di uno gne gne da trincea.

Ricordando l’obiettivo del Pd: continuare la stagione dei diritti che «senza sosta», si legge, «il governo Renzi prima, e Gentiloni poi, e il pd tutto stanno portando avanti», in virtù delle gloriose conquiste fatte fino a oggi, «a partire dall’epocale conquista delle unioni civili, frutto dell’impegno di Maria Elena Boschi e di tutto il partito». Un tentativo di damnatio memoriae per la senatrice Monica Cirinnà, che a onor del vero è stata forse la principale protagonista di quella lotta. Al netto del fatto che le “gloriose conquiste” a cui si accenna si possono riassumere in un ddl mai approvato sull’omo-transfobia e in una legge mutilata sulle unioni tra persone dello stesso sesso.

Adesso, che il Pd faccia scelte di tipo omofobico – come già evidenziato – non è una novità. Anzi. Emergono però due aspetti che andrebbero posti sotto la giusta luce.

Il primo: la responsabilità politica. Se io fossi il dirigente di un’organizzazione o di un partito di sinistra e non riuscissi a impedire (per distrazione o altro) che venissero invitati, col ruolo di relatori, personaggi che negano la shoah, che propugnano l’odio contro soggetti percepiti e narrati come inferiori o diversi, che si oppongono all’uguaglianza della cittadinanza tutta, non dovrei forse far saltare qualche testa o offrire la mia – politicamente parlando, si intende – per tentare di preservare la credibilità della realtà che gestisco? Certo, qualcuno mi può dire che stiamo parlando del Pd e passa la paura. Ma resta il fatto, odioso e increscioso. Ed è uno.

In secundis: non trovate, anche voi, che si stia cercando di far fuori la principale responsabile del successo delle unioni civili (Monica Cirinnà) per incensare personaggi che si sono visti per lo più marginalmente durante la battaglia parlamentare? Non vorrei – ma io sono una malalingua, è noto – che l’appoggio della senatrice a Orlando durante le primarie stia sortendo i primi frutti. Nell’attesa di essere smentiti, intanto, vediamo cosa accadrà ancora nel Pd romano e in quello nazionale. Di sicuro non ci annoieremo, ancora per molto.

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