Dal giorno dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001, ogni settimana si riuniscono in piazza per dire no agli interventi armati. Sono i pacifisti genovesi dell’”Ora di silenzio per la pace”. Un gruppo eterogeneo con diverse appartenenze politiche e culturali ma un impegno comune: esprimere il nostro dissenso rispetto alle politiche di guerra e non far calare l’attenzione su chi muore colpito da armi in gran parte fabbricate e vendute in Italia. “Nel 2001 il mondo era già in guerra, ma avevamo capito che quello sarebbe stato l’inizio di un escalation militare” ricorda Norma Bertullacelli, insegnante elementare in pensione, figura storica del pacifismo genovese, animatrice di tante altre iniziative: “Mentre veniva bombardato il mercato di Baghdad noi ci sdraiavamo per terra simulando la morte al mercato orientale di Genova, consegnammo simbolicamente “pezzi” degli aerei F35 alle istituzioni che avrebbero bisogno di quei fondi. Con il solo casco del pilota di un caccia bombardiere potresti pagare un ricercatore dell’Ospedale pediatrico Gaslini, e l’Italia di quegli aerei ne sta pagando 90”. Siamo arrivati all’800esima ora di silenzio per la pace e speriamo un giorno di non doverlo più fare, ma siamo determinati ad andare avanti finché il mondo sarà in guerra, in particolare visto il coinvolgimento attivo dell’Italia, in aperta violazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione

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