di Gian Luca Garetti

Le emissioni sono nei limiti di legge: si tratta di una frase che, se riferita agli effetti cronici dell’inquinamento atmosferico o industriale (vedi per esempio i moderni inceneritori), lascia il tempo che trova, sia perché concentrazioni inferiori ai limiti attualmente in vigore in Europa possono avere conseguenze negative per la salute, compreso il cancro, a distanza di molti anni, sia perché per certi inquinanti, come il PM2,5, che è un cancerogeno certo (Iarc Monographs, Volume 109. Outdoor air pollution) non è stata individuata una soglia minima di sicurezza al di sotto della quale l’esposizione prolungata può essere ritenuta sicura. Rispettare i limiti di legge può causare “un vertiginoso aumento di cittadini esposti a inquinanti atmosferici dannosi per la salute”? Vediamolo insieme.

E’ ora di uscire dall’equivoco. Gli attuali limiti normativi europei sull’inquinamento dell’aria, ispirati dalla normativa comunitaria (Direttiva 2008/50/CE), da cui discendono le normative sull’inquinamento nazionali e regionali, hanno un effetto tranquillizzante, ma non fotografano la realtà ed alla fine l’unico rimedio all’inquinamento rimane la danza della pioggia. Non per nulla, l’Italia è al 24esimo posto (su 28 paesi europei) come grado di adesione agli impegni presi per ridurre l’inquinamento atmosferico. Lo si sapeva già, ma questa volta è scritto, in un volume di 320 pagine con la prefazione del ministro della Sanità Beatrice Lorenzin: “I numeri del cancro in Italia 2017” a cura dell’Associazione italiana di Oncologia medica (Aiom) e dell’Associazione italiana dei Registri tumori (Airtum), uscito in questi giorni.

Nella sezione 8b del volume si trova l’articoloInquinamento atmosferico e tumori, a cura di Diego Serraino, Paolo Contiero, Luigino Dal Maso, Sante Minerba, Alessandro Comandone e Fabrizio Nicolis, cui farò riferimento. Fra le tante informazioni, enucleiamo i punti principali, riferiti al particolato:

“L’inquinamento atmosferico, tramite carcinogeni certi come il Pm e il benzene e altri inquinanti classificati come probabili carcinogeni, causa il tumore del polmone ed è un importante fattore di rischio per il tumore della vescica. Inoltre, alcuni studi realizzati in California e in Italia hanno anche evidenziato una relazione tra mortalità ed esposizione a particolato atmosferico fine in coorti di donne affette da tumore della mammella. È necessario un pieno riconoscimento a livello legislativo europeo per avvicinare i limiti di legge ai suggerimenti dell’Oms“.

Quali sono questi suggerimenti? L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha individuato il valore limite di riferimento per il PM2.5 a livello di 10 microgrammi/m3 come media annuale (Who air, Quality guidelines: global update 2005) L’Oms ha fissato il valore limite in base alle risultanze di numerosi studi epidemiologici, tenendo conto esclusivamente di aspetti sanitari. Questo valore limite rappresenta la soglia al di sopra della quale cominciano a manifestarsi effetti negativi per la salute umana.

Mentre la normativa tecnica, europea e quindi anche italiana, in materia di qualità dell’aria fissa il valore limite di riferimento per la concentrazione atmosferica di PM2.5 a livello di 25 microgrammi/m3 come media annuale. Un valore che è un compromesso fra le evidenze sanitarie e aspetti di altra natura, principalmente di natura economica e tecnologica.

In ‘Inquinamento atmosferico e tumori’ si legge: “È importante sottolineare che la maggior parte dei risultati degli studi che hanno valutato l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana, provengono da studi condotti in aree (italiane o straniere) in cui tali limiti di legge [quelli attualmente in vigore] erano rispettati”. Addirittura “aumenti significativi del rischio del tumore polmonare sono stati documentati anche da studi compiuti in aree in cui il valore medio annuale di PM2.5 era inferiore a quello suggerito dall’Oms”.

L’articolo conclude così il ragionamento: “Confrontando i valori limite di legge con quelli suggeriti dall’Oms, emerge un vertiginoso aumento della quota di popolazione [europea] esposta a concentrazioni di inquinanti atmosferici dannose per la salute. Prendendo, ad esempio, l’esposizione al PM2.5, l’8-12% della popolazione risulta esposto a concentrazioni medie annuali superiori ai limiti di legge (25 μg/m3): al contrario, questa percentuale sale dall’85% al 91% usando il criterio suggerito dall’Oms (10 μg/m3). Simili osservazioni valgono per il PM10 [con la attuale normativa solo il 16-21%, con quella Oms dal 50-63%], l’ozono e gli altri inquinanti (gassosi o particolati)”.

Se andiamo a vedere le medie annuali delle concentrazioni di PM2,5, espresse in microgrammi/m3, relative al periodo dal 2007 al 2016 in Toscana se ci riferiamo al limite Oms, tutte le stazioni della rete regionale sono andate ben oltre questo limite (fanno eccezione due rilevazioni a Livorno e Grosseto, nel 2014)

Alla luce di questi dati il panorama dello stato della qualità dell’aria ambiente della Regione Toscana risulta tutt’altro che positivo. Se vogliamo ridurre i fenomeni di inquinamento atmosferico a un livello tale da limitare al minimo gli effetti nocivi per la salute umana, evitando centinaia di migliaia di morti e di malattie, non resta che cominciare dall’avvicinare il più possibile i limiti di legge europei ai suggerimenti dell’Oms, come suggerisce l’articolo di Diego Serraino&c.

*medico

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