Avevano chiesto protezione all’Italia la scorsa settimana, ma le loro richieste sono rimaste inascoltate. Nemmeno il ritorno dell’ambasciatore Gianpaolo Cantini al Cairo ha fermato, infatti, gli attacchi del governo egiziano contro l’Egyptian Commission for Rights and Freedom, l’organizzazione che rappresenta legalmente in Egitto la famiglia di Giulio Regeni, il ricercatore di Fiumicello trovato senza vita e con evidenti segni di tortura il 3 febbraio 2016 alla periferia del Cairo. “Questo pomeriggio la polizia ha tentato di chiudere e mettere sotto sigillo il nostro ufficio. Avevano l’ordine di chiudere la nostra associazione” spiega a IlFattoQuotidiano.it Mohammed Lotfy, il direttore dell’Ecrf.

Al momento dell’arrivo della polizia, accompagnata dagli ispettori dell’Investment Authority (l’autorità statale che regola l’attività economica nel Paese, ndr) e da alcuni ufficiali della sicurezza egiziana, negli uffici dell’Ecrf c’era solo un avvocato. “La chiusura è stata evitata per un cavillo legale – spiega Lotfy – l’ordine sarebbe stato valido se fossimo stati un’organizzazione non governativa ma la nostra organizzazione è registrata allo stesso tempo sia come una società di avvocati sia come compagnia privata. Gli agenti sono andati via, ma torneranno la prossima settimana”. Si tratta dell’ennesimo atto di pressione operato dalle autorità del Cairo nei confronti dell’Ecrf, in un crescendo che non accenna a fermarsi nonostante le promesse di distensione.

Lo scorso ottobre degli ispettori dell’Investment Authority avevano perquisito gli uffici dell’Ecrf e avevano fatto rapporto contestando il fatto che negli uffici ci fossero dei libri sui diritti umani e dei report sui casi di sparizione. Un’attività, secondo gli ispettori, non conforme all’attività del centro che è stato il primo in Egitto a occuparsi dei numerosi casi di sparizione forzata avvenuti dopo il colpo di stato del 2013 compiuto dall’allora presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi.

Alcune settimane fa, il giorno dopo l’audizione congiunta del Ministro degli Esteri Angelino Alfano con le commissioni esteri di Camera e Senato, il sito dell’Ecrf era stato oscurato. Poco tempo dopo Ibrahim Metwally, legale dell’organizzazione e padre di uno dei mille desaparecidos egiziani, è scomparso dall’aeroporto del Cairo mentre di recava a Ginevra per parlare di diritti umani all’Onu. La sua detenzione è stata prorogata alcuni giorni dopo con le accuse di ledere la sicurezza nazionale e di lavorare in un’organizzazione che danneggia la Costituzione egiziana. “La detenzione è stata rinnovata oggi per altri 15 giorni”, spiega Lotfy. “Abbiamo scoperto che nei due giorni in cui non si avevano sue notizie è stato torturato con l’elettroshock“.

Metwally è detenuto nella prigione di Scorpion del Cairo, ripetutamente indicata dalle organizzazioni internazionali dei diritti umani come uno dei luoghi più critici per quanto riguarda gli abusi commessi dalle forze di sicurezza. “Ibrahim è in isolamento – continua Lotfy – la sua cella è in condizioni igieniche disastrose e non ha né elettricità né acqua corrente. L’unica cosa che possiamo fare è continuare a lottare per la sua liberazione e tenere alta l’attenzione mediatica. In questo momento siamo tutti in pericolo, ma solo l’attenzione mediatica ci può proteggere. Lo dobbiamo a Giulio e ai familiari dei mille desaparecidos”.

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