E se il bollo auto si pagasse in base alla classe inquinante del veicolo e non più in base alla sua potenza? Una sorta di “bollo ambientale” più leggero per le vetture nuove e pulite che invece penalizzi maggiormente quelle vetuste e maggiormente inquinanti. Ne aveva cominciato a parlare lo scorso giugno il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda: “Nell’ambito della Strategia energetica nazionale il Bollo auto sarà rimodulato in rapporto a un rinnovamento del parco vetture che al momento vede una quota alta, al 44%, di veicoli inquinanti Euro 3”.

Ora la proposta è sul tavolo della Commissione Ambiente del Senato con “la speranza che questa iniziativa possa essere inserita nella Legge di Bilancio 2018”, come ha spiegato all’AdnKronos Laura Puppato, senatrice Pd e componente della suddetta Commissione. Fermo restando che “non esiste, al momento, alcuna proposta di aumento del bollo per gli Euro 3, ma esiste uno studio sulla possibilità di una nuova fiscalità ambientale sulle auto, le cui emissioni incidono per 1/3 sull’inquinamento dell’aria, che ogni anno uccide 84 mila persone nel nostro paese, ovvero una città delle dimensioni di Treviso o Como”.

Se il bollo green diventasse realtà, potrebbe costituire una leva importante per il rinnovo del parco auto italiano, tra i più vecchi e obsoleti d’Europa. Anche perché il governo non sembra intenzionato a ripercorrere la classica strada degli incentivi alla rottamazione per dargli una svecchiata. In un certo senso poi sarebbe il completamento di un processo contro le auto più inquinanti iniziato già da qualche tempo: attualmente infatti bollo e superbollo si pagano in base alla potenza, ma il costo al kilowatt varia leggermente in base alla classe inquinante. Senza contare che le ibride in alcune regioni sono esentate fino a 5 anni dalla tassa di circolazione, così come le elettriche.

Tuttavia non manca chi è scettico sulla proposta, come Flavio Tosi, segretario di Fare!, lui che nel 2016 il bollo aveva proposto addirittura di abolirlo: “Al netto delle intenzioni del partito Democratico, un tale provvedimento tuttavia andrebbe a colpire così la maggior parte delle automobili in circolo, immatricolate tra il 2001 e il 2006, stangando di fatto le fasce più deboli della popolazione che presumibilmente non hanno le risorse economiche per potersi permettere di cambiare mezzo di trasporto. Un approccio ideologico che rischia di spremere sempre di più la parte più vulnerabile del Paese”. Parole riportate da Veronasera.it.

Tosi invece sostituirebbe il bollo con un’accisa sui carburanti, che renderebbe la tassa impossibile da non pagare – l’evasione del bollo è stata valutata indicativamente in circa 500 milioni di euro – e taglierebbe i costi dell’intera struttura di riscossione impegnata sul suo recupero. Pure in questo caso, chi usa di più la macchina (e quindi inquina di più), pagherebbe un prezzo più alto e non ci sarebbero sconti nemmeno per chi immatricola auto, spesso di lusso, in paesi esteri.

“La sinistra invece – conclude Tosi – sta partendo dal presupposto che se si possiede un’auto datata si inquinerà per forza di più, a prescindere da quanti chilometri si fanno, e quindi dall’utilizzo effettivo. Con buona pace dei redditi medio bassi e di chi, proprio per la poca percorrenza, non ha convenienza a cambiare il proprio mezzo, come i pensionati”. La questione rimane aperta e più sentita che mai.

Articolo Precedente

Francia, il governo pensa a incentivi auto per le famiglie con reddito basso

next
Articolo Successivo

Inghilterra, partita la sperimentazione della patente “digitale”. Ecco i dettagli

next