Roberta Lombardi è la terza candidata alla presidenza della Regione Lazio, il secondo nome “di peso” per il Movimento 5 Stelle. I pentastellati, come noto, sceglieranno lo sfidante del governatore uscente Nicola Zingaretti attraverso le consuete primarie online, definite “regionarie”. La discesa in campo della deputata M5S nella sua regione d’appartenenza era nell’aria da mesi e segue di qualche settimana il passo compiuto da Valentina Corrado, attuale consigliera regionale alla Pisana. Lombardi è ritenuta l’antagonista principale della sindaca di Roma, Virginia Raggi, e la leader in pectore di quella che viene definita la “base ortodossa”, origine di un certo malcontento interno nei confronti della prima cittadina. Un suo successo nel Lazio sarebbe piuttosto interessante sul fronte squisitamente politico, in quanto porterebbe le due  donne del M5s a doversi confrontare anche sul piano istituzionale, con la possibilità – in caso di convivenza “difficile” – di replicare i rapporti non esattamente pacifici fra esponenti dello stesso partito come è avvenuto in passato tra Renata Polverini e Gianni Alemanno (2010-2012) e fra Nicola Zingaretti e Ignazio Marino (2013-2015).

LA “BASE ROMANA” E IL “MODELLO POMEZIA”
Di certo, anche il duello alle regionarie fra Lombardi e Corrado si prospetta suggestivo. La deputata, come detto, rappresenta non solo la “base” del M5S, ma anche il territorio di Roma, che solo un anno e mezzo fa ha consegnato il titolo di “mister preferenze” in Campidoglio a Marcello De Vito, suo pupillo e attuale presidente dell’Assemblea Capitolina. “Chi mi conosce sa quanto io abbia a cuore Roma – ha scritto Lombardi in un post su Facebook – la città dove sono cresciuta e il Lazio, la Regione che per conto nostro amministra settori fondamentali per la nostra vita come la sanità, a cui si legano problematiche oramai tristemente note. Proprio alla luce del lavoro svolto finora, ho deciso di mettermi in gioco, con l’obiettivo, mi auguro, di poter dare maggiore concretezza, rispetto al livello parlamentare da cui vengo, a molte delle battaglie portate avanti negli ultimi 10 anni sul territorio”. Dall’altra parte, c’è la consigliera regionale Corrado, che si pone come obiettivo quello di esportare il cosiddetto “modello Pomezia” – sua città d’origine, in provincia di Roma – alla cui guida c’èil sindaco Fabio Fucci e sulla cui scia il M5S è riuscito nel giro di un anno ad aggiudicarsi elezioni comunali di Nettuno e Ardea, con la concreta aspirazione di portare a casa, nel 2018, anche Anzio. Un modello sin qui vincente, su cui vige la longa manus dell’eurodeputato Fabio Massimo Castaldo.

MANCA SOLO IL CENTRODESTRA
Sebbene qualcuno nel Pd continui ancora a dare per incerta la ricandidatura di Nicola Zingaretti – che comunque, ad oggi, esiste e va registrata come tale – a questo punto l’ultima incognita resta in seno al centrodestra. L’ex Pdl, dopo aver perso Sergio Pirozzi (il sindaco di Amatrice sembra indirizzato verso il Senato) ora deve cercare una quadra non semplice da ritrovare. La coalizione composta da Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi con Salvini si è compattata in Sicilia grazie al ticket composto da Nello Musumeci e Gaetano Armao, e nel municipio romano di Ostia, dove pare la stia per spuntare la meloniana Monica Picca. E in Regione? Fabio Rampelli è il nome di Fratelli d’Italia, Francesco Giro e Claudio Fazzone quelli fatti da Antonio Tajani per Forza Italia, con i leghisti che per ora stanno a guardare. La sintesi, a sorpresa, potrebbe arrivare dalla componente legata a Raffaele Fitto, forzista che nel Lazio è molto vicino alle istanze di Fratelli d’Italia: in questo caso, il nome potrebbe essere quello dell’ex vicegovernatore Luciano Ciocchetti.

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