Si è chiusa con il commosso tripudio per Guillermo del Toro la Mostra del Cinema di Venezia. Tanto grande cinema tra star e sceneggiature di ferro che stanno per invadere il mercato con le uscite in sala, e poi il cinema italiano. Con le sue ferite e i suoi cerotti sul paese attuale, confezionati da una parte in musical, visioni poetiche, animazione, commedia feroce (Ammore e Malavita, La vita in comune, Gatta Cenerentola, Brutti e Cattivi). Dall’altra parte, invece, proposti come opere a metà tra fiction e reality, in affreschi sociali, film scandalo o di denuncia (Il cratere, Il contagio, Una famiglia, Veleno). Ma sono stati presentati al pubblico del Lido anche alcuni cortometraggi che meritano menzione.

The Millionairs proviene dalla graphic novel di Thomas Ott. Se ne invaghì Claudio Santamaria, che ha utilizzato ila storia per la sua prima regia: un noir muto di personaggi che rincorrono una valigia piena di soldi. L’ambientazione è la campagna meridionale degli anni settanta, e la ricostruzione minuziosa tra auto, arredamenti e costumi. Nel cast Peppe Servillo, Sabrina Impacciatore e Giordano De Plano. Tutti generosi, soprattutto De Plano, che apre il corto in una situazione estrema. Amici di vecchia data e ora un po’ il gatto e la volpe del nuovo cinema italiano, a produrre questo esordio di Santamaria è la Goon Films di Gabriele Mainetti. Dalla prima regia di un attore affermato ci si aspetterebbe, più pomposamente, un lungometraggio, ma la scelta del corto come forma risulta oculata e razonale. Parla per immagini di avidità Santamaria, avvolge tutto in una luce di tenebra e lancia il suo sguardo da punti di vista interessanti. Venezia 74 lo ha ospitato alle Giornate degli Autori, dove il neoregista si è aggiudicato il Premio SIAE per il Talento Creativo. Finanziato anche dal Mibact attraverso Lucania Film Commission e Calabria Film Commission, il film andrà in onda il 27 novembre nel programma A qualcuno piace corto, sul canale Studio Universal della piattaforma Mediaset Premium.

Per un Santamaria che trovi, un Ermanno olmi ritrovato. No, non riguarda Torneranno i prati, dov’era protagonista l’attore romano anni fa. Alle Giornate è stato presentato anche Il tentato suicidio nell’adolescenza, mediometraggio girato da Olmi nel 1968 e rinvenuto negli archivi della fondazione in Fondazione Luigi Micheletti di Brescia. Opera fantasma, nessuna traccia sulle filmografie, il film di 37 minuti è stata una sorpresa per l’autore stesso, che lo aveva dimenticato. Si tratta, diremmo oggi, di un docufiction perché alle parti degli psichiatri che parlano alla macchina da presa del lavoro di cinque anni si affiancano le immagini di Olmi. Siamo a Milano, nel reparto psichiatrico d’urgenza del Policlinico per un’indagine statistica sui tentati suicidi nei soggetti giovani. La fascia d’età arrivava ai 21 anni ma si spostò ai 25 perché moltissimi restavano più a lungo dentro casa, per motivi di studio e non solo. Cifre e casistiche su isolamento sociale, frustrazione amorosa e sessuale come cause maggiori, immigrati suicidi superiori agli autoctoni (regioni agricole, Italia meridionale) vengono srotolate dai medici dell’epoca. Poi numeri e parole prendono vita con l’occhio ladro di realtà del regista in un doc dal taglio modernissimo. Scorci di vita dei giovani, estetica molto dinamica per l’epoca e il caso approfondito di una ragazza in voce pensiero che sembra nouvelle vague, fanno l’anima pulsante di questo doc alle radici del disagio giovanile. Fu prodotto da Sandoz/Palumbo. Sandoz, tra l’altro, è il primo nome utilizzato da Novartis, di cui ora è parte, seconda farmaceutica al mondo dopo la Pfizer, e ventesima tra tutte le multinazionali.

Se Olmi trattava il disagio giovanile e il male di vivere sorti dall’anomia urbana e rurale dovuta al post-boom economico italiano, Arianna di David Ambrosini mette a fuoco la discriminazione dei transessuali sul lavoro. Lei è interpretata da Andrea Garofalo. Una giovane avvocatessa con tre lingue correnti, master e massimo dei voti affronta l’ennesimo colloquio con la paura del sesso. Il sesso che ha cambiato e le impedisce di trovarsi un lavoro a causa del pregiudizio. La affianca la migliore amica con l’abbraccio e l’energia positiva di Stella Egitto, ma non tutto va come vorremmo. Garofalo muta credibilmente in aspetto e grazia. In pochi minuti Ambrosini mette a nudo uno dei nostri più vergognosi pregiudizi, e offre alcuni dati statistici preoccupanti che danno la misura di un’Italia lavorativa viziata oltre le conclamate caste e raccomandazioni. Ma, oltre a paura e insicurezza, parla di speranza e reazione costruttiva. Arianna sarà l’unico titolo italiano al 35esimo Reeling: The Chicago LGBTQ+ International Film Festival, il secondo festival più antico al mondo legato a tematiche LGBTQ, dove verrà presentato in concorso fra i cortometraggi domenica 24 settembre.

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