“Ho sentito dire da Renzi che le elezioni regionali in Sicilia sono di carattere locale. A volte inventa delle barzellette veramente uniche e questo mi rende sempre più simpatico l’uomo”. E’ il commento ironico pronunciato dal filosofo Massimo Cacciari a Otto e Mezzo (La7) circa le dichiarazioni del segretario Pd sulle elezioni siciliane di novembre. E alla conduttrice Lilli Gruber, che menziona D’Alema secondo cui chi non dà valenza nazionale a questo evento elettorale è un idiota, Cacciari replica: “Renzi non è un idiota, è un simpaticone, è uno che le spara. Racconta palle megagalattiche con la faccia più bonaria di questo mondo. E’ veramente un personaggio. In Sicilia si decide se il Pd va con Alfano o no. E mica è una barzelletta da niente. Nel Pd da mesi stanno discutendo solo di questo. Siccome è ormai evidente che da soli non vincono, come nessun altro, si ha un problema di coalizioni, dette o non dette, esplicite o sotto banco. Una parte del Pd vuole stare con Alfano, un’altra cerca una strada altrettanto impossibile” – continua – “e cioè rattoppare disperatamente il Pd di Renzi con tutti gli isolotti alla deriva della cosiddetta sinistra. In Sicilia si discute di questo. E non è una cosa locale, ma è decisiva per la strategia del Pd. E’ chiaro che se andranno con Alfano e perderanno, si tratterà di una disfatta mondiale per Renzi“. Cacciari si esprime sul M5S e sulla papabile nomina di Luigi Di Maio a candidato premier: “Lasciamo perdere il metodo di selezione delle classe dirigenti per ogni partito. Nessuno ormai ha la più pallida idea di come si possa selezionare la classe politica. Nel M5S ci sono delle persone rispettabilissime, che sono state scelte sulla base di determinati criteri, che possono piacere o meno. Ma sostanzialmente abbiamo capito che poi l’ultima parola spetta a un capo. Lo abbiamo visto in tutte le elezioni locali”. E aggiunge: “Il M5S deve iniziare a proporre una strategia in materia economica, fiscale, sociale, sull’immigrazione, sulla politica estera, sull’Europa in primis. Una strategia su cui altre forze politiche possano realmente convergere. E parlo di questioni di fondo, non dei vitalizi. Questo può aprire una prospettiva di coalizioni e di alleanze. Se non viene aperto, il M5S può prendere quello che vuole in qualsiasi sistema elettorale, ma non andrà al governo. Quindi, cosa mi importa parlare di Di Maio? Se va bene a Grillo, va bene Di Maio”

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